ALBERTO CELATA
Cronaca

Il sindaco contestato in piazza "Perché non mi fate parlare?"

Durante la manifestazione in piazza Dante, per la Festa della Liberazione, in molti si sono girati, hanno cantato "Bella Ciao" e fischiato il primo cittadino, per la sua scelta di dedicare una via ad Almirante.

Il sindaco contestato in piazza  "Perché non mi fate parlare?"

Il sindaco contestato in piazza "Perché non mi fate parlare?"

di Alberto Celata

L’avevano promesso, che avrebbero nuovamente manifestato contro il sindaco e la sua giunta che hanno deciso di dedicare una via a Giorgio Almirante. E così è stato. Quando in piazza Dante, a conclusione delle celebrazioni per la Festa della Liberazione, ha preso la parola il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, gli iscritti alle sezione di Grosseto dell’Anpi, Elvio Palazzoli, si sono girati. Questo gesto è stato emulato da molti altri, che hanno incominciato a cantare "Bella Ciao", mentre altri ancora hanno iniziato a fischiare. Il sindaco Vivarelli Colonna prima ha tentato di parlare, poi è sbottato. ""Vergognatevi, lasciatemi parlare, vergognatevi – ha detto con forza a chi lo contestava e fischiava – vi nascondete nella massa, vergognatevi. Fate ridere. Continuo o no? Vergognatevi". Il sindaco a quel punto ha tentato di riprendere il discorso ma è stata nuovamente interrotto. Da qui la sua seconda reazione. "Sono qui in piazza per condividere i vostri stessi ideali, ma prendo atto della vostra alta democrazia, prendo atto, di come siete pluralisti. Voi oggi non mi avete fatto parlare, non mi avete fatto esprimere. Bravi. Bell’esempio di democrazia buon 25 aprile a tutti". E’ stato questo il momento più teso dell’intera manifestazione e provvidenziale in questo senso è stato l’intervento del presidente della Provincia Francesco Limatola, che ha riportato la calma, permettendo a Vivarelli Colonna di concludere il proprio discorso.

"Il vero messaggio che ho il dovere di sottolineare – ha detto il sindaco – è il passaggio dalla memoria comune al rispetto dato a ogni persona, indipendentemente dalla fede religiosa, dallo status sociale, anche se resa nemica per le ideologie. È importante, dunque, ricordarsi che le persone, che hanno vissuto certe esperienze, non dovrebbero mai essere categorizzate. Non importa se queste persone fossero credenti, atee, italiane, straniere, donne, uomini, bambini, di destra o di sinistra: erano innanzitutto delle vittime, vittime di tutti. È quanto mai necessario tenere conto di questo aspetto e creare una vera memoria collettiva, che ci unisca in eventi pubblici dal significato condiviso, una memoria collettiva che ci renda più consapevoli e che ci ricordi l’importanza dell’unità e della solidarietà. Il 25 aprile è una festa che appartiene a tutti, dove tutti dovrebbero essere accolti, senza esclusioni di sorta".