Sullo Ius Scholae ieri la Camera ha bocciato tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni sulla riforma della legge sulla cittadinanza, cioè la possibilità per i minori, figli di immigrati, di ottenere la cittadinanza successivamente all’aver completato un ciclo scolastico di almeno 10 anni in Italia.
Ieri alla Camera gli emendamenti presentati dalle opposizioni sono stati bocciati grazie anche al voto espresso da Forza Italia (che così si è riallineata sulla rotta del governo) e il deputato azzurro Paolo Emilio Russo ha parlato di una "riforma complessiva che merita più considerazione di un emendamento inserito all’ultimo in un provvedimento che si occupa di tutt’altro".
"A Forza Italia – ha spiegato ancora Russo – interessa il risultato e sul nostro testo intendiamo ritrovare il consenso più ampio".
Secondo i promotori di questa legge sarebbe un passo avanti per l’integrazione, una possibilità di uguaglianza, quindi qual è il pensiero dei cittadini grossetani su questo tema? Sono favorevoli o contrari?
Alcuni cittadini grossetani si sono espressi a riguardo sull’argomento.
Per ora le opinioni sembrano essere sul piatto della bilancia equiparate fra favorevoli e non, rispecchiando in fondo, la situazione che vige intorno allo Ius Scholae per diventare effettivo.
"È inutile – dice Massimo Di Raimondo – non serve a nulla, perché è già tutto disciplinato dall’attuale normativa sull’ingresso alla cittadinanza. Anche se la stessa legge ha delle maglie molto larghe ma la teniamo per come è, vista la crisi con l’immigrazione, spesso clandestina. Non c’è bisogno dello Ius Scholae, ho tanti conoscenti che con il tempo hanno acquisito la cittadinanza. La normativa accettata esiste, è inutile rimpastare cose che già parzialmente funzionano, andremmo a togliere altri equilibri. Sono contrario anche allo Ius Soli".
"Lo Ius Scholae lo trovo abbastanza giusto – afferma Francesca Dini –, ma dopo i sedici anni d’età perché i ragazzi devono vivere la cultura italiana e dimostrare di essere perfettamente integrati, accettando la nostra storia e religione cattolica perchè siamo figli di questa esperienza. Dobbiamo regolarizzare e aumentare i flussi di stranieri in Italia che vengono per lavoro, per far sì che ci siano persone da impiegare per l’attività estiva".
"Sono d’accordo – dice Loredana Nuzzo – sullo Ius scholae, ma dopo i sedici anni. E’ giusto vederlo sul concetto d’integrazione che è alla base della società e consentire occupazione perché non si può assistere ad atti illeciti, dunque può garantire maggior sicurezza. Viene fatto per un miglioramento delle condizioni di vita dell’intero Paese".
"Non sono totalmente d’accordo – afferma invece Alessandro Nenci –, perché la cittadinanza è un percorso e non può coincidere solo con la formazione scolastica. Ma non è un diritto innato che viene acquisito così, sono d’accordo con un percorso completo tipo come adottano all’estero con un percorso umano, culturale, linguistico, di preparazione all’inserimento. Sono a favore sull’inserimento e sulla coesione con altre culture perché è la chiave per il progresso, ma deve essere attivo, ovvero il singolo che si prodiga per l’obiettivo desiderato".
"C’è un problema di informazione – dice Pietro Avagliano – sul nominativo della legge, perché è giusto comunicarla in lingua italiana poiché bisogna vedere prima che effetto ha sulla cittadinanza così da spiegarlo ai cittadini che spesso possono non capire cosa è. Sarebbe giusto concedere la cittadinanza dopo un percorso più strutturato".