La Procura della Repubblica di Firenze, nell’ambito di un’indagine della Guardia di Finanza di Firenze e Vicenza, ha notificato un avviso di conclusione di indagini nei confronti di 18 indagati, originari o residenti tra le province di Grosseto, Caserta, Roma, Pordenone, Messina, Massa Carrara, Brescia, Vicenza e Trento, per un presunto "sodalizio dedito alla commissione di una pluralità di reati economico-finanziari con l’aggravante dell’aver favorito e rafforzato il clan camorristico dei Casalesi". Tra questi, otto maremmani residenti tra Marina di Grosseto e Porto Santo Stefano. Il collegamento principale sarebbe tra Vincenzo Ferri di Maddaloni, vicino ai Casalesi, e Francesco Fabozzo, 65 anni, originario di Caserta ma residente a Marina di Grosseto che, secondo le indagini, avrebbe costituito società, tramite prestanomi per riciclare denaro illecito. Ferri è indagato per autoriciclaggio e associazione di tipo mafioso, per aver trasferito in attività della Delfa Costruzioni, o di altre società riconducibili a Fabozzo, oltre 280mila euro provenienti da "attività delittuose da lui stesso compiute". Al vaglio della Procura una serie di movimentazioni bancarie, per qiasi 300mila euro, compiute dai figli di Fabozzo: Luigi, residente a Monte Argentario e Teresa residente a Marina di Grosseto, oltre a Monica Del Giacco, anche lei di Monte Argentario. Una serie di assegni che, attraverso altre società, sono finiti sui conti della Delfa Costruzioni Srl di Marina di Grosseto, che fa capo a Francesco Fabozzo. La Procura ipotizza anche l’intestazione fittizia di quote societarie, in pratica l’individuazione di prestanome, dietro ai quali c’era sempre Fabozzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Questo reato è contestato in concorso a Fabozzo, ai due figli e a Monica Del Giacco. I prestanomi sarebbero Francesco Ferrigno, residente al Cristo (Marina di Grosseto) e Antonio Sglavo residente a Marina, titolare della S.A. Costruzioni ed ex marito di Teresa Fabozzo.
In un altro capo d’imputazione la Procura indaga Fabozzo, la figlia e la Del Giacco per intestazione fittizia di quote della Effe 2 Costruzioni di Marina, finalizzata ad eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale antimafia e al riciclaggio. Fra gli indagati c’è anche la moglie di Fabozzo, Santina Abetegiovanni, anche lei residente a Marina di Grosseto, a cui sarebbero intestate quote della Fertilya Immobiliare, di cui è amministratore il figlio Luigi.
Tra gli indagati ci sono anche Patrizio Amore e Andrea Assini. quest’ultimo residente a Monte Argentario. Secondo la Procura, Assini sarebbe il prestanome della società Terrarossa, che di fatto era controllata da Patrizio Amore, titolare di un patrimonio immobiliare di oltre due milioni. Immobili che, sempre secondo la Procura, sarebbero stati poi trasferiti alla Delfa di Francesco Fabozzo, in cambio di lavori eseguiti da Delfa proprio per conto di Terra rossa srl. Ma in realtà si tratta di un’operazione mai formalizzata, questi beni sono nella piena disponibilità della famiglia Fabozzo, il figlio Luigi abitava in uno di questi appartamenti mentre il padre Francesco affittava gli altri tre.