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Le nuove tecnologie possono aiutare molto anche a creare un clima collaborativo
I nostri nonni ci raccontano spesso che le loro maestre usavano una strategia molto particolare per punire gli alunni: bacchettate sulle mani e in ginocchio sui ceci, dietro la lavagna. Gli alunni temevano l’insegnante, quindi erano tutti puntuali, educati e precisi come dei soldatini.
Alberto Manzi non aveva certo bisogno di bacchetta e ceci per essere autorevole: maestri come lui godevano dell’assoluto rispetto degli alunni e dei loro familiari. I genitori si fidavano di lui e la sua autorità in classe non era messa in discussione. La scuola di oggi è ben diversa: i docenti sono spesso sovrastati dalle richieste delle famiglie e degli alunni ed il loro ruolo ha perso importanza. Se prima i genitori dicevano che la maestra aveva sempre ragione e non si discuteva, si ubbidiva e basta, adesso sono i figli ad avere sempre ragione e i maestri sono costretti a giustificare costantemente il loro operato. Si è rotto il patto di fiducia che legava la scuola alla famiglia, il dialogo tra le parti è sempre più difficile e, nell’era di internet, dei social e, soprattutto, dell’IA sembra che gli insegnanti non servano più a molto.
Tuttavia proprio l’uso delle nuove tecnologie ha permesso ai "prof" di trovare nuove strade per comunicare con i loro giovani studenti: la classica lezione frontale, fondata sui libri di testo e sulla lavagna, ha lasciato il posto a lezioni più dinamiche e coinvolgenti che utilizzano le "Tic", ossia le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. Ma i cambiamenti non riguardano solo la classe. Alcuni docenti hanno trasformato la tv, i canali Youtube o i social in "aule" che attirano la curiosità dei giovani. Un esempio è il professore Andrea Maggi, uno dei docenti più noti del programma televisivo "Il Collegio". È un insegnante severo, un po’ vecchio stile, ma empatico e appassionato del suo lavoro. Vincenzo Schettini, invece, ha scelto prima di tutto i social per insegnare la sua "Fisica che ci piace": Instangram, Tik Tok, Youtube sono diventati gli strumenti che affiancano le sue lezioni in classe, a Bari, così come la tv completa l’insegnamento del professor Maggi nella sua scuola superiore di Pordenone.
Insomma, gli insegnanti sembrano aver trovato un modo di rispondere alla crisi che mette in discussione ogni autorità adulta, compresa la loro, cambiando gli strumenti e i canali dell’insegnamento, ma mantenendo la passione degli "antichi" maestri, la loro volontà di trasmettere cultura e valori emozionando le nuove generazioni.