RICCARDO BRUNI
Cronaca

Le aziende ’spaccano’ il salvadanaio. In drastico calo il ricorso al credito: "Prestiti bancari sempre più difficili"

L’allarme viene lanciato dal centro studi della Cgia di Mestre che fa un’analisi degli ultimi dieci anni. In provincia diminuzione del 34%, meno della media regionale. Breda: "I piccoli così vanno in crisi".

L’allarme viene lanciato dal centro studi della Cgia di Mestre che fa un’analisi degli ultimi dieci anni. In provincia diminuzione del 34%, meno della media regionale. Breda: "I piccoli così vanno in crisi".

L’allarme viene lanciato dal centro studi della Cgia di Mestre che fa un’analisi degli ultimi dieci anni. In provincia diminuzione del 34%, meno della media regionale. Breda: "I piccoli così vanno in crisi".

GROSSETOGli imprenditori rompono il salvadanaio. Secondo un’indagine della Cgia, anche a Grosseto il prestito bancario si è gradualmente ridotto negli ultimi quindici anni, a fronte invece di un totale di depositi, relativi al mondo dell’impresa, che ha invece mantenuto il segno positivo davanti al numero. Due dati che, letti insieme, indicano una tendenza chiara: le imprese ottengono meno soldi dalle banche e ricorrono ad altre soluzioni. Scelta o necessità? "Pensavamo che in questi ultimi quindici anni fossero state le banche ad aver chiuso i rubinetti del credito alle aziende italiane – spiegano dall’ufficio studi della Cgia – e invece pare sia avvenuto l’esatto contrario. Sono gli imprenditori che avrebbero deciso di non rivolgersi più agli istituti di credito, risolvendo lo storico problema della mancanza di liquidità attraverso il ricorso all’autofinanziamento". Ovvero, apportando capitali propri (di imprenditori e soci) o di terzi (attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso). "A sostegno di questa chiave di lettura – proseguono gli autori dello studio – segnaliamo anche la decisa diminuzione della domanda di credito avvenuta in questi anni da parte delle imprese, poiché, a seguito anche dei buoni risultati economici ottenuti, molte attività rimaste sul mercato hanno aumentato i risparmi e conseguentemente il loro utilizzo per far fronte alle spese correnti e agli investimenti". C’è, però, anche una zona grigia, che si riferisce in particolare al mondo delle piccole e micro imprese. "È verosimile – concludono dalla Cgia – che alla contrazione dei prestiti non sia seguita alcuna forma di autofinanziamento, bensì un progressivo deterioramento economico che le avrebbe fatte scivolare nell’area grigia dell’insolvenza o, peggio ancora, a rivolgersi al mercato del credito illegale". Dal 2011 al 2024 il credito bancario per le imprese grossetane è diminuito del 35,2 per cento. Meno comunque del dato regionale, che ha visto una flessione del 38,3 per cento. I depositi, invece, nello stesso lasso di tempo, sono aumentati del 113,5%, meno del dato regionale, che ha visto un incremento del 135 per cento. "Il prestito bancario per le piccole imprese è sempre più difficile – commenta Riccardo Breda, presidente della Camera di Commercio – e sempre più il sistema bancario si sta allontanando dal piccolo credito. Quando si parla di aziende che ricorrono all’autofinanziamento, in genere ci si riferisce a grandi realtà, mentre la piccola impresa è quella che va in difficoltà. Soprattutto quando si parla di giovani, che provano a fare la loro scommessa sul territorio, ma incontrano maggiori difficoltà quando tentano di fare ricorso al credito". Il pericolo, in un contesto come quello maremmano, di piccole e micro imprese, è che i soldi immessi dall’esterno non arrivino sempre attraverso percorsi limpidi, come più volte ha messo in luce il rapporto Irpet su criminalità e illegalità in Toscana. Ma a parte gli scenari più foschi, il rischio è che la piccola impresa si snaturi, perda la propria identità. "In un quadro locale come il nostro – afferma Breda – il rischio c’è. Può accadere. Sicuramente così si perde una parte dell’impresa locale, ma può essere un vantaggio per gli investimenti". Riccardo Bruni