
Le immagini della cerimonia A destra, l’arrivo a Roselle, la visita in ospedale e quella nel carcere
"Siamo chiamati a fare un passo in avanti avendo chiara la meta, camminando insieme con il bene comune. Si può fare, ognuno con i suoi percorsi, la fatica non è fallimento negli ambiti e negli orizzonti personali e comunitari a cui crediamo. Grazie per questo inizio e grazie per la vostra accoglienza". Si è rivolto così il vescovo Bernardino Giordano dall’ingresso del Duomo alle centinaia di cittadini accorsi per conoscerlo, abbracciarlo, stringergli la mano, salutarlo e soprattutto dargli il ’benvenuto’. La prima tappa era stata però la parrocchia di Roselle, poi la sosta in ospedale (passando anche in Pediatria a salutare i piccoli pazienti), successivamente tappa nel carcere, prima dell’entrata da Porta Corsica per arrivare al Duomo. Non è passato inosservato lo striscione che scendeva dalle mura medicee con scritto ’Benvenuto Vescovo Berna’. "E’ il mio soprannone", ha spiegato il vescovo ai fedeli, sorridendo.
"Siamo un terra di solidarietà – ha detto il sindaco Vivarelli Colonna –. Dobbiamo crescere, migliorare, essere una realtà in cui nessuno si sente distante o, peggio ancora, dimenticato". "Rivolgo la più sincera promessa di impegno, personale ed istituzionale, a collaborare lealmente con lei nel più autentico spirito di servizio verso l’intera comunità maremmana – ha detto il prefetto Paola Berardino –. Ci accomuna, infatti, la dimensione della responsabilità, chiamata a declinarsi all’interno di tutte Istituzioni, per affermare quei valori di centralità della persona, di giustizia, di solidarietà, di condivisione, che sono nel nostro dettato costituzionale e sono anche alla base di tante manifestazioni della testimonianza della Chiesa Cattolica".
"Le comunità hanno bisogno di scoprire l’essenziale – ha detto il presidente della Provincia, Francesco Limatola – che significa credere e riconoscere la comunità come la chiave per costruire un futuro migliore".
"Una domenica impegnativa, ma di gioia – ha sottolineato il vescovo –, perché se non facciamo festa non sappiamo neanche riconoscere il cammino che stiamo facendo. Fare festa significa avere dei legami: e quanto sono importanti! C’è modo e modo di vivere ogni cosa: da dissoluti, cioè senza legami, oppure per cambiare. Fossimo anche nel peccato più grave dobbiamo sapere che c’è un Dio che ci aspetta".
Maria Vittoria Gaviano