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L’olio in Maremma: "Una stagione buona. Ma l’olivo deve essere una coltura principale"

Parla il presidente dell’Olma, Fabrizio Filippi: "Per ottenere un buon prodotto ci vuole l’acqua. Il tema dell’irrigazione è sempre più una delle priorità e in futuro diventerà un elemento imprescindibile" .

L’olio in Maremma: "Una stagione buona. Ma l’olivo deve essere una coltura principale"

Fabrizio Filippi (Olma)

L’olio maremmano sta ottenendo quest’anno un buon gradimento in tutta la nostrane in nome di una tradizione ormai consolidata. Per questo motivo abbiamo fatto un quadro dell’attuale situazione con Fabrizio Filippi, presidente dell’Olma (oleificio maremmano, con oltre mille soci, una delle maggiori cooperative toscane), come sta andando la campagna 2024.

Presidente Filippi il quadro che emerge dalle prime indicazioni della campagna 2024 è fatto di luci e ombre: un olio di buona qualità ma un basso rendimento delle olive. Qual è la situazione che si va profilando in Maremma?

"La stagione 2024 si conferma come una stagione buona sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, con una distribuzione di olive omogenea su tutta la regione cosa che non accadeva da diversi anni. Effettivamente le rese medie nel mese di ottobre sono state basse un po’ dappertutto probabilmente in conseguenza delle dimensioni piuttosto grandi delle olive. Così anche in tutta la Maremma".

Il rapporto qualità-prezzo rappresenta una carta vincente per l’olio toscano in generale. Quali prospettive vede per i prezzi dell’olio prodotto in Maremma?

"I prezzi per la prossima stagione commerciale, nonostante la carica produttiva non dovrebbero subire cali di rilievo, quindi il prezzo dell’Igp toscano all’ingrosso dovrebbe confermarsi tra 10,50 e 10,70 euro al chilogrammo".

Lei pensa che le norme in vigore tutelino in modo adeguato i produttori e i consumatori toscani dalla concorrenza spesso sleale e comunque da oli a basso costo ma anche di bassa qualità?

"In teoria le norme ci sono ma i tentativi di aggirarle con evocazioni di prodotto italiano o comunque richiami alle nostre realtà sono all’ordine del giorno; dobbiamo tenere alta la guardia e supportare gli organismi preposti al controllo, ai quali chiediamo di tenere altrettanto alta la guardia".

Non è stata un’estate facile per gli olivi e soprattutto fra settembre e ottobre abbiamo avuto precipitazioni abbondanti, spesso di carattere temporalesco. Di fronte a forti segnali di cambiamenti climatici dovrà cambiare qualcosa nella messa a dimora e nella cura degli olivi?

"L’olivicoltura anche in conseguenza dei cambiamenti climatici deve sempre più diventare una coltivazione principale e affrancarsi da quel ruolo di coltura di complemento che ha caratterizzato le nostre aziende agricole. L’anno scorso abbiamo avuto la siccità, nel 2024 un notevole eccesso di piogge. La sfida principale sarà, non tanto su come vengono piantati gli ulivi, il dibattito uliveti intensivi o super intensivi, ma l’utilizzo delle varietà di ulivo italiane, nel nostro caso toscane, e sempre più in futuro non si potrà prescindere dall’irrigazione. Per fare un buon olio ci vuole l’acqua. Il tema dell’irrigazione resta una delle priorità".

Renzo Vatti