I maltrattamenti erano iniziati subito dopo il matrimonio. Un matrimonio combinato dai genitori in Marocco e che aveva mostrato le prime crepe subito dopo le nozze. Lei aveva 17 anni quando aveva pronunciato il sì. Ma quell’unione si rivela subito un inferno fatto di umiliazioni, minacce di morte, botte e insulti. Maltrattamenti avvenuti anche davanti alla figlia di pochi anni. I due, entrambi marocchini, dopo il matrimonio celebrato nel paese di origine, erano venuti a vivere a Grosseto. Lei, oggi 30enne, alla fine dice basta e affrancandosi da quelle che sono le regole della cultura del proprio paese, grazie anche al sostegno della propria famiglia, rientra in Marocco per chiedere il divorzio dal marito violento. La donna lo ottiene dal giudice marocchino e ottiene anche l’affidamento esclusivo della figlia oltre all’addebito di colpa nei confronti del marito. Ma lui, 40 anni, non si dà per vinto al punto che lei, dopo aver trovato rifugio a casa di alcuni familiari che vivono nel capoluogo maremmano, denuncia il marito e scappa in Francia con la figlia. Lo accusa di perseguitarla, di cercarla nella casa dove si era rifugiata. Lui si rivolge al Tribunale di Grosseto e chiede l’affidamento della figlia. Ma la richiesta viene respinta. Nel frattempo per il 40enne, difeso dall’avvocato Elena Pellegrini, il giudice dispone il rinvio a giudizio per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. Un processo nel quale l’uomo fornirà la sua versione dei fatti. Al processo verrà ascoltata anche la donna, che si costituisce parte civile e che oggi vive a Parigi con la figlia che ha 10 anni. Al processo testimonieranno anche le sorelle della donna e il cognato. Lei, difesa dall’avvocato Alessandro Maria Lecci, racconterà di essere stata costretta ad andare in Francia per sfuggire al marito. Versione diversa la fornisce l’uomo. Ieri il giudice del Tribunale di Grosseto, Giovanni Puliatti, ha condannato il 40enne a un anno e 4 mesi di reclusione con la sospensione della pena per il reato di maltrattamenti e lo ha assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di stalking. Il pm aveva chiesto 3 anni. Il giudice ha, inoltre, disposto il pagamento delle spese legali e a rifondere i danni subiti dalla parte civile con il pagamento di una provvisionale di 5 mila euro a favore della ex moglie, rinviando la determinazione del danno al tribunale civile.
Angela D’Errico