I due incontri promossi dalla Regione sull’Amiata sono stati momenti importanti per fare il punto sulle predazioni. Il tavolo con le associazioni di categoria e con altre associazioni (Difesattiva e Pastori d’Italia) si è rivelato un momento di dibattito perché hanno prevalso gli obiettivi comuni. Il tema che riguarda le predazioni ha dominato il confronto perché tocca molto da vicino i comuni grossetani e soprattutto tocca gli allevatori, anello debole di una filiera produttiva fin troppo vulnerabile. Cia e Confagricoltura hanno dato notizia che molte aziende non ce la fanno e chiudono i battenti, vinti dall’idea che contro le predazioni è impossibile fare qualcosa. La Regione, dal canto suo, spiega che ha messo in campo una serie di misure per sostenere le aziende provando da un lato a frenare gli eventi predatori, dall’altro sostenendo il settore. La Regione infatti dal 2014 ha adottato un sistema di indennizzo dei danni subìti dalle aziende per l’uccisione o il ferimento dei capi. Nel periodo 2014-2020, in Toscana, sono state presentate alla Regione 3361 richieste di indennizzo per altrettanti attacchi. Le richieste hanno interessato 145 comuni e circa 660 aziende agro-zootecniche, con una perdita di circa 9700 capi e un valore di danno accertato di circa 3,5 milioni di euro. Tra i primi 10 comuni con il maggior numero di eventi di predazione denunciati, 8 sono grossetani. In testa Manciano con 464 eventi, Roccalbegna 307 seguono Scansano 254, Campagnatico 239, Sorano 172, Grosseto 153, Arcidosso 110 e Magliano 92. Sempre a sostegno degli allevatori sono attive misure che incentivano azioni anti predazioni (ad esempio l’installazione di nuove recinzioni). Importante è anche la task force regionale entrata a regime quest’anno, per gestire le criticità che gli allevatori debbono affrontare.
Nicola Ciuffoletti