"Manciano street music festival". Il ‘Colpevole tour’ di Danilo Sacco

L’ex frontman dei Nomadi: "La carriera da solista è una sfida che continua a darmi soddisfazioni"

"Manciano street music festival". Il ‘Colpevole tour’ di Danilo Sacco

"Manciano street music festival". Il ‘Colpevole tour’ di Danilo Sacco

Riprende il "Manciano street music festival". Stasera a salire sul palco sarà Danilo Sacco con il suo ‘Colpevole tour’, alle 21.30 al parco pubblico Mazzini. "Sarà uno spettacolo con pezzi vecchi e nuovi – anticipa l’artista – tra cui sicuramente un paio dal nuovo album. Ci saranno come sempre brani dei Nomadi e di Guccini, e poi un omaggio a Endrigo, Tenco, Bubbola. Ci divertiremo". La tua musica ha un forte impatto emotivo e sociale. Quali sono le influenze che si respirano nel nuovo disco? "Questo disco è nato nel periodo del Covid, dove non si poteva fare niente, a parte scrivere e leggere. Ho voluto dare enfasi a una cosa che sta scomparendo, che è l’empatia. Stiamo diventando sempre meno empatici e vuol dire avere sempre meno coscienza, passione e condivisione, che invece la musica dovrebbe amplificare. Senza empatia diventiamo una società robotizzata, sicuramente più docile, più facile da governare, ma più spenta". La tua carriera con i Nomadi ha segnato un’epoca. Com’è stato il passaggio a una carriera solista? "Le sfide sono state tante. Prima era una situazione più che rodata. C’era chi pensava a tutto. Oggi molte decisioni sono mie. Però ho messo su una squadra che adesso è davvero ottima. E oggi anche se appare il mio nome vivo insieme alla band una vita comunitaria come era prima. Il cambiamento c’è stato, ma non così profondo. Ed è una sfida che continua a darmi soddisfazioni". Il progetto con il repertorio che ti ha affidato Francesco Guccini come proseguirà? "Senz’altro ci saranno altre collaborazioni, siamo sempre aperti a ogni tipi di incontro, da questo punto di vista. Nell’ultimo album, per esempio, c’è un brano scritto da Roberto Vecchioni. Le collaborazioni tra musicisti nascono con niente. Sono belle anche per questo". Come fanno certe canzoni, scritte in un’epoca in cui era tutto diverso, a parlare al cuore di ragazzi che non hanno conosciuto un mondo senza telefonino? "Semplicemente, sono canzoni fatte bene. Con un testo importante, linee armoniche e melodiche importanti. Da cantare, da vivere. Me ne rendo conto perché ancora oggi tutte le sere suoniamo gradi classici e ‘Dio è morto’ lo conoscono i ragazzini di dieci anni. Sono convinto che se anche certe radio avessero un po’ più di coraggio nel proporre i grandi cantautori, queste cose verrebbero ascoltate ogni giorno con entusiasmo. Non sono solo belle, sono importanti".

Riccardo Bruni