REDAZIONE GROSSETO

Maremma quanti modi di dire che abbiamo...

Giacomo D’Onofrio ha raccolto in un libro ottanta espressioni tipiche della nostra terra. "Un volume nato quasi per caso"

L’essenza della maremmanità, per quanto sfuggente, anarchica e dunque difficile da cogliere. Però, c’è.

Detti, proverbi, modi di dire di una parlata che è frutto di tante contaminazioni, di una terra "aperta ai venti e ai forestieri", per dirla con Bianciardi. Ottanta voci, raccolte da Giacomo D’Onofrio, giornalista, in un piccolo volume intitolato ‘Sei maremmano sei dici…’, pubblicato da ilGiunco.net. Ottanta espressioni gergali, in cui ogni maremmano non potrà fare a meno di riconoscere un certo sapore di casa.

"L’idea è nata per caso – racconta l’autore – dopo che avevo iniziato a pubblicare su facebook qualche espressione gergale. Avevo iniziato così, per gioco, un po’ per stemperare i tempi duri che viviamo. Mi ero detto ‘ricorriamo al maremmano’, che a volte è un modo di alleggerire le cose".

L’iniziativa ha incuriosito e a forza di like e condivisioni ne è nata una rubrica fissa sul giornale online IlGiunco.

"Superate le cento uscite – prosegue l’autore – visto il seguito abbiamo deciso di farne un libro. Il caso ha voluto che mi trovassi in quarantena, così mi sono messo al lavoro, ho riordinato tutto il materiale e ho selezionato le voci per questo volume".

Che è stato subito apprezzato dai maremmani, ma non solo. Il libro, infatti, ha stimolato curiosità e interesse anche all’esterno.

"È una conferma di quanto attorno alla Maremma – spiega D’Onofrio – ci sia ormai un livello di consapevolezza maggiore. Non solo per le sue bellezze ambientali, ma anche per la sua storia, la sua indole, il suo modo di essere. Forse proprio nella sua marginalità, non solo geografica, trova il suo carattere. Quel modo di affrontare tutto con un po’ di leggerezza e ironia".

Cos’è la ‘maremmanità’ oggi?

"È difficile riassumere questo concetto. Credo sia anche la capacità di mantenere uno spirito libero. Ma è anche orgoglio, senso di appartenenza a un territorio che però deve resistere alla tentazione di arroccarsi e rimanere, invece, aperto verso l’esterno. Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che la Maremma possa essere isolata o autosufficiente, perché la sua storia è una storia di incontri. Pensiamo alle famiglie arrivate ad Alberese dal Veneto. O alle famiglie, come la mia, arrivate dal sud. Se perdiamo quest’apertura, perdiamo un nostro tratto distintivo. Che è ancora vivo nel nostro modo di parlare, nei nostri modi di dire, dove troviamo molte contaminazioni che testimoniano proprio questa caratteristica della nostra terra".

Riccardo Bruni