
Cinzia Tacconi
Grosseto, 17 marzo 2025 – “Il Pd ribadisce con forza il proprio impegno nella transizione energetica e nella decarbonizzazione, consapevole che le fonti rinnovabili rappresentano l’unica strada possibile per un futuro sostenibile. Tuttavia, questa transizione deve avvenire nel rispetto del territorio, delle comunità locali e delle specificità della nostra regione”.
E’ quanto dice Cinzia Tacconi, componente della Segreteria provinciale del Pd con delega all’ambiente, secondo la quale “negli ultimi anni, i ritardi e le responsabilità del Governo nazionale hanno esposto la nostra terra a una vera e propria ondata speculativa senza precedenti”. “Il decreto governativo sulle aree idonee agli impianti da fonti rinnovabili (Fer) – prosegue Cinzia Tacconi – è arrivato con anni di ritardo, lasciando per troppo tempo il settore privo di regole e permettendo l’insediamento di progetti discutibili.
Non è accettabile che, mentre il Governo temporeggiava, autorizzasse nel frattempo grandi impianti di agrivoltaico in aree agricole pregiate, senza alcuna tutela per le comunità locali. Come Pd sosteniamo con convinzione il percorso della Regione Toscana per l’approvazione di una legge che riduca sensibilmente le aree idonee previste dal Governo, passando dal 70% al 30%, tuttavia chiediamo alla Regione di procedere con determinazione, affinché la nuova normativa sia realmente efficace e tuteli la Toscana e il suo futuro. Questa nostra posizione è frutto del lavoro fatto con il tavolo ambiente e il forum dell’agricoltura.”
Secondo Tacconi, quindi, servono anche alcuni correttivi alla proposta di legge regionale. “Intanto – dice – le amministrazioni comunali devono avere un ruolo attivo nella definizione delle aree idonee e non idonee, poi è necessario impedire che aziende con capitali esigui possano accedere agli incentivi pubblici senza un reale impegno nella transizione energetica. L’agrivoltaico non può diventare un pretesto per sottrarre terre agricole alla loro vocazione e gli impianti Fer dovrebbero essere collocati preferibilmente in aree già compromesse, evitando il consumo di suolo agricolo e tutelando il paesaggio. Infine, la ripartizione degli impianti deve tenere conto di quanto i vari Comuni abbiano già contribuito alla produzione di energia rinnovabile”.