
Favorevole alla professionista licenziata dal Comune di Monte Argentario anche il secondo grado: la Corte di Appello di recente ha confermato la condanna dell’ente sentenziata dal Tribunale di Grosseto
Monte Argentario, 13 aprile 2025 – La Corte di Appello di Firenze ha confermato la sentenza con cui il Tribunale di Grosseto ha condannato ad ottobre dello scorso anno l’amministrazione comunale di Monte Argentario per comportamento discriminatorio nei confronti di una dipendente, uuna architetto che era stata assunta da poco e aveva chiesto un permesso per maternità, per assistere il figlioletto di tre mesi, considerando che il marito doveva occuparsi del padre molto malato. Il Comune era stato condannato al risarcimento del danno patrimoniale subito dalla professionista che aveva vinto un bando di concorso (18mila euro) al pagamento di altri 8mila per danno non patrimoniale, oltre a 4800 euro per le spese legali. Sulla vicenda al momento della sentenza era intervenuta anche la consigliera regionale del Pd Donatella Spadi.
“Un comportamento inaccettabile del Comune – commentò –. Non è pensabile, nel 2024, assistere ad azioni così discriminatorie verso un lavoratore nel pieno dei propri diritti. Questo è ancora più grave in quanto è un ente pubblico a comportarsi così”. La giovane architetta aveva vinto un concorso nel giugno 2023 al Comune di Monte Argentario, per un incarico della durata di 24 mesi. Dopo aveva chiesto un congedo parentale di 20 giorni per seguire il figlio di 3 mesi mentre il marito stava assistendo il padre in fin di vita. Una richiesta normale e nel pieno dei propri diritti che però non solo è stata negata, ma che ha motivato l’annullamento del contratto da parte del Comune.
“La motivazione data dal responsabile del personale è sconvolgente: non si sarebbe proceduto all’assunzione di donne in stato di maternità poiché, per effetto dei permessi e dei congedi legati a tale condizione, il Comune si sarebbe trovato in una situazione di difficoltà organizzativa”, aggiunge sempre Spadi. L’amministrazione, come annunciato, aveva presentato ricorso alla Corte di Appello di Firenze, ma i giudici del capoluogo toscano hanno dato ragione ancora una volta alla professionista, come annunciato dall’avvocato Antonio Mancino, che ha assistito legalmente la giovane madre.