ANGELA D'ERRICO
Cronaca

Medico in pensione si rimette il camice: "Vado a Bergamo, c'è bisogno di aiuto"

La storia dalla Maremma: Severo Severi ha raggiunto l’ospedale lombardo insieme a un giovane collega

Severo Severi

Severo Severi

Grosseto, 20 marzo 2020 - Ha deciso di partire per Bergamo per aiutare i suoi colleghi a fronteggiare l’emergenza da coronavirus. Severo Severi, 72 anni, è stato medico di base a Braccagni, prima di andare in pensione e dedicarsi alla Croce rossa. Ma l’emergenza sanitaria in Lombardia gli ha fatto rivedere i suoi piani e ha deciso di dare la propria disponibilità e partire per il Nord.

"Per mia moglie e mia figlia sono un disgraziato – dice scherzando il dottor Severi –, adesso però si sono addolcite". L’idea di andare in Lombardia ad aiutare, Severi la stava accarezzando da una ventina di giorni quando ha dato la sua disponibilità per trasferire pazienti no-covid. Ma i programmi sono cambiati. "Sabato ci hanno chiesto la disponibilità per andare a integrare il personale sanitario, medici e infermieri, a Bergamo – racconta – . Non ci ho pensato due volte, ho subito dato la mia adesione. Domenica alle 23.30 ci hanno chiesto di partire".

Severi è partito lunedì mattina con Enrico Rustici, medico trentenne, anche lui di Braccagni. "La situazione a Bergamo è drammatica – racconta Severi –. Quello che mi ha colpito è stato vedere i camion militari carichi di bare". Ma in tutta la drammaticità della situazione l’ospedale di Bergamo, il Papa Giovanni XXIII, rimane una realtà da ammirare. "L’organizzazione è perfetta – racconta Severi – hanno riorganizzato i reparti per i pazienti Covid e sospeso quasi tutte le attività ambulatoriali. I pazienti che arrivano al pronto soccorso vengono sottoposti a test, gli vengono messi i respiratori e tenuti lì per due giorni prima di essere trasferiti in medicina e se il caso alla terapia intensiva".

Il giorno del suo arrivo Severi ha seguito i corsi per il funzionamento dei respiratori, dopodiché c’è stata la destinazione ai reparti. Severi è stato prima assegnato a quello di medicina per i pazienti covid-19 mentre il collega Rustici al Pronto soccorso dell’ospedale bergamasco.

Mercoledì Severi è stato trasferito in supporto al carcere di Bergamo che ospita circa 600 detenuti. "In carcere non ci sono casi positivi, il rischio è rappresentato da chi come noi viene da fuori – racconta Severi –. Mi sentivo più sicuro in ospedale, perché in reparto l’attenzione verso il virus ed eventuali contagi è più alta. Stamani abbiamo saputo che nelle valli ci sono dei problemi perché molti medici di base sono malati. Quello che mi ha colpito è la reazione della gente, delle persone che gestiscono l’albergo dove alloggio. Temevano di essere lasciati soli, ci hanno ringraziato di essere qui". Severi ha dato la disponibilità fino ai primi di aprile.

"Se prolungherò la mia disponibilità? Non lo so – dice –, devo valutare, è ancora troppo presto per dirlo". Severi lo dice pensando alla moglie che lo aspetta a casa. "Se ci fosse bisogno, però, potrei pensarci".