Riuscì a voltarsi ma non a scappare dalla furia omicida di Raffaele Papa. Massimiliano De Simone oggi ha 49 anni. Quel 13 aprile del 2018 gli ha cambiato la vita. Ora vive su una sedia a rotelle, perché un proiettile della semiautomatica calibro 9 lo colpi alla base del collo, quasi uccidendolo. Papa gli sparò dopo aver fatto fuoco sul fratello Salvatore De Simone, in strada a Follonica dopo una discussione che degenerò in breve tempo. "Mio fratello oggi (ieri ndr.) avrebbe compiuto 48 anni". Lo dice con un filo di voce. Ma con tutta quella rabbia che da quel giorno non gli è mai passata. "Come va? Diciamo che sopravvivo in una situazione terribile – inizia Massimiliano De Simone – ma mi devo far forza e cercare di andare avanti. Ho due figlie e una moglie e non posso mollare. Ma, mi creda, è durissima". Quelle pallottole infatti, oltre ad uccidere suo fratello a bruciapelo e a renderlo inabile in molti aspetti della sua vita, hanno aperto una ferita impossibile da rimarginare.
"La nostra famiglia è stata distrutta – parlando a fatica – Mia madre è irriconoscibile, io sono in questa condizione e non posso aiutare mia moglie come vorrei. I tre nipoti, figli di Salvatore, insieme alla moglie, stanno cercando di organizzarsi al meglio. Quel giorno per noi è stato davvero un disastro. In estate io posso lavorare nell’albergo di famiglia ed è quello che faccio. Gli altri si stanno arrangiando come possono". Domani a Firenze, si aprirà il processo di appello. Raffaele Papa è stato condannato all’ergastolo. Suo padre, Antonio, dovrà scontare 24 anni. "Cosa mi aspetto? Niente. Solo che le pene vengano confermate, sarebbe davvero assurdo che succedesse il contrario. Speriamo bene. L’unica cosa che voglio è che paghino quello che hanno commesso fino all’ultimo giorno". La sua rabbia poi viene fuori, come è normale che sia. "A due anni da quello che è successo, con tutte le conseguenze del caso – aggiunge – ancora non riesco a capire come la mamma dell’omicida ancora lavori a Follonica come medico al pronto soccorso. Ci vuole coraggio, ma ormai credo che la situazione non cambierà, ormai è passato troppo tempo". Quel tempo che passa via veloce, con poche persone, anche di Follonica, che gli sono state vicini. A lui e alla sua famiglia. "Non mi interessa quello che pensano i follonichesi, i problemi che ho sono svariati – prosegue Massimiliano – quello che posso dire che il conforto che abbiamo cercato non c’è mai stato. Ma va bene così, non mi interessa niente di loro. L’importante è adesso cercare di andare avanti il meglio possibile con quello che resta della nostra famiglia". Domani, dunque, in tribunale di Firenze, ci sarà il processo di appello. Gli avvocati difensori hanno già effettuato la discussione nel merito di fronte ai giudici. Così come c’è già stata la requisitoria del Procuratore generale. "Abbiamo chiesto la conferma della sentenza di primo grado – ha detto Franco Ciullini, l’avvocato della famiglia di Massimiliano De Simone –. La sentenza è stata fatta bene e molto apprezzata anche dalla Procura. Non ci sono infatti allo stato attuale elementi nuovi che possano indurre ad una rivalutazione dei fatti indotto ad una rivalutazione dei fatti".
Matteo Alfieri