Non per tutti ha lo stesso significato. Dicembre è un mese un po’ particolare. E’ il mese ovviamente che "custodisce" il Natale e tutte le decorazioni ed addobbi che le festività fanno arrivare nelle città e nelle case.
Chiunque è influenzato dai ricordi della propria infanzia che ha lasciato ricordi indelebili dell’attesa dei regali portati da Babbo Natale, la stesura della letterina con destinazione Polo Nord e l’immensa gioia e allegria di quel periodo. Poi si cresce e c’è un bivio immaginario. Ecco, le persone accolgono lo spirito del Natale in modi diversi, specialmente quando si è adulti. C’è a chi porta malinconia, una stretta alla voce e qualche lacrima nel ricordo di un caro che è venuto a mancare, ma c’è anche chi non aspetta altro: si prepara addirittura prima e si fa travolgere dalla magia natalizia, un po’ come salvaguardare il bambino che è in ognuno di noi.
A margine dell’appena trascorsa Immacolata, giorno della ricorrenza dell’inizio degli addobbi natalizi nelle case, come da tradizione, sentiamo cosa hanno da dire i grossetani in merito al Natale.
"Certo che lo festeggerò – dice Giuseppe Magini –, anche se in maniera meno gioiosa rispetto al passato. La nostra tradizione è in famiglia, prima quando c’erano i miei suoceri o i genitori in vita lo passavamo a casa loro, ma comunque staremo assieme ai figli e nipoti. Non penso di averlo mai festeggiato al ristorante, bensì sempre nelle tavole familiari. Il Natale ha un sapore diverso con il passare degli anni, non è più come prima. Ho apprezzato molto le luminarie in centro storico, regalano luce e spirito natalizio".
"E’ malinconia – racconta Vandina Montorsi –. Mio marito non c’è più. E’ una festa triste perchè compieva gli anni proprio in questi giorni. Da quando non c’è più per me la festa non ha più la stessa magia, stiamo più contenuti e sto in famiglia con figli e nipoti. Però faccio i regali ai miei figli e ai nipoti, ai quali regalo soldi, così possono comprare ciò che vogliono, e a mia mamma. Quando c’era mio marito si facevano le cose in grande, lui smontava addirittura i letti per fare il presepe. I bambini dormivano in un letto insieme per fare un grande presepe ed albero di Natale, non badava a spese. Il giorno di Natale rimango a casa, la sera invece vado alla messa di mezzanotte".
"Il Natale è tradizione – afferma Francesco Castelli –. Amo i presepi più dell’albero, infatti curo molto quello che faccio in casa, è sempre il solito con le statuine che utilizzavo con il mio figlio. Mi piace rispettare le nostre usanze, anche a tavola, anche se noto che le stiamo perdendo. Non dobbiamo abbandonare le nostre tradizioni. Vivo il Natale con molta nostalgia del tempo che fu, anche se lo apprezzo moltissimo. Quando ero piccolo, sono del ‘47, la tradizione voleva che i bambini andassero dai nonni chiedendo la santa benedizione e davano la ’mancetta’. Per i regali ci accontentavamo dei mandarini. Passerò la vigilia insieme a mio figlio e alla sua compagna, andiamo a messa ed il giorno dopo stiamo a casa. Ho già iniziato a fare i regali, mi sono avvantaggiato con profumi a persone che conosco o foulard, farò anche un cesto di prodotti maremmani".
"Amo il Natale, richiede gioia di vivere e affetto – dice entusiasta Paolo Fabbri –. E’ una festa religiosa importante ed un’occasione di ritrovo con i familiari più stretti. Non è più come quando ero piccolo quando eravamo anche in quaranta a tavola. La sera della vigilia non salterò la messa, assolutamente. I regali li ho già preparati tutti a novembre e mia moglie ha già preparato la casa con gli addobbi, ci muoviamo con largo anticipo. Abbiamo più alberi ben addobbati nelle stanze della casa. Il Natale ci regala felicità e gioia, deve essere un sentimento che viene da dentro. Adoro regalare libri, qualcosa di personale sull’abbigliamento. La vigilia a tavola è a base di pescato e il giorno di Natale rigorosamente carne".