MATTEO ALFIERI
Cronaca

Neonato morto sulla nave. L’autopsia chiarirà le cause

L’ esame permetterà di capire l’effettivo giorno della nascita e quale siano stati i motivi del decesso. Intanto le tre donne restano nel carcere di Sollicciano

La nave da crociera Silver Whisper , dove è avvenuto il decesso del neonato

Grosseto, 23 maggio 2024 – Dovrebbe svolgersi in questi giorni l’udienza di convalida dell’arresto di Chan Jheansel Pia Salahid, 28enne nata a Manila nelle Filippine, la mamma che ha dato alla luce il bambino sulla nave da crociera Silver Whisper e poi ne avrebbe provocato la morte per una "negligenza criminale".

Per la morte del bambino sono in stato di fermo in carcere con l’accusa di omicidio volontario, oltre alla mamma, due colleghe, Mutundu Dorcas Njuguini, originaria del Kenya, 28 anni, e Mphela Kgothadso Mabel Jasmine, del Sud Africa, di anni 25, le quali avrebbero concorso nel causare la morte del neonato. Sarà dunque la prima volta che le tre donne straniere, che sono rinchiuse nel carcere di Sollicciano, proveranno a dare la loro versione dei fatti su quello che è accaduto in quei due giorni sulla nave da crociera.

Dal giorno della nascita del bambino alla scoperta della morte, avvenuta presumibilmente due giorni dopo. Importante e decisivo sarà l’esame autoptico che verrà effettuato nella giornata di domani all’ospedale Misericordia. Bisognerà stabilire l’effettivo giorno di nascita del bambino e come è morto: se di stenti e di fame, oppure se, al contrario, è rimasto soffocato. La madre ha detto che lo ha allattato almeno per due giorni e quando il neonato restava solo per i turni di lavoro della donna pare che venisse nascosto nell’armadietto della cabina di alloggio, per evitare che cadesse dal letto. E per non farlo scoprire visto che nessuno dell’equipaggio, a parte le colleghe della 28enne, sapevano della gravidanza.

All’armadietto dove il piccolo veniva nascosto venivano lasciate aperte le ante per farlo respirare. Il maggior nodo da sciogliere sarà dunque proprio questo: ovvero, se la morte del piccolo sia stata provocata volontariamente dalla madre o se le condizioni in cui veniva tenuto ne hanno causato stenti, privazioni e conseguentemente il decesso.