REDAZIONE GROSSETO

"Niente gessi in quel lago Serve un’alternativa"

Legambiente torna a bocciare l’idea dello stoccaggio dei rifiuti a Pietratonda. Gentili: "Il sito è vicino all’oasi di Monteleoni ed è ricco di falde acquifere"

La questione dello stoccaggio dei gessi rossi a Pietratonda è sempre più calda. Essendo stata nuovamente rimandata la Conferenza dei servizi in occasione della quale ci si augurava di poter fare chiarezza sul futuro del sito, Legambiente torna ancora una volta a sottolineare l’importanza di individuare un’alternativa sostenibile ed eco-compatibile per il futuro non solo del sito in oggetto bensì dell’intero territorio. "Lo svuotamento del lago dell’Incrociata - dice Legambiente - e il riempimento mediante riporto di materiali di provenienza esterna costituiti da solfato di calcio, secondo l’articolo 298 bis del Codice dell’ambiente rappresenta una soluzione assolutamente irricevibile per l’associazione ambientalista che rammenta che quella in oggetto è un’area di particolare pregio ambientale e come tale deve essere trattata". "La storia infinita dell’area delle ex cave di Pietratonda – ha dichiarato Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente – deve trovare un punto di caduta ecosostenibile e rispettoso dell’intero territorio in cui il sito insiste. Gli elementi di indiscutibile pregio ambientale che lo caratterizzano devono essere messi al centro del dibattito, a meno che non si decida deliberatamente di commettere un errore difficilmente sanabile a posteriori. Come abbiamo ricordato in più di un’occasione, il sito si trova ai piedi dell’oasi faunistica di Monte Leoni ed è una zona ricca di falde acquifere, di agricoltori e allevatori, custodisce ampie estensioni boschive, si trova a pochi passi dagli scavi archeologici di un’area termale oggetto di studio e possiede una elevatissima importanza dal punto di vista naturalistico, rappresentando un vero e proprio corridoio faunistico per la presenza di avifauna di pregio e di varie specie di animali selvatici tra i cui il lupo, per il quale rappresenta un sito riproduttivo. E perchè mai decidere di alterare tutto questo? In nome di cosa? Tra l’altro – ha proseguito Gentili – la natura in questi anni ha fatto il proprio corso, occupando spontaneamente con piante e vegetazione arbustiva gli scavi e dando forma a piccoli invasi e laghetti riempiti dalle acque piovane e dal reticolo idrico superficiale".