Monte Argentario, 9 novembre 2024 – Il Comune non assunse una donna in gravidanza, e ora paga 34.244,93 euro di risarcimento. L’ente ha portato ieri in consiglio il debito fuori bilancio derivante dalla sentenza del Tribunale di Grosseto, che era arrivata ad agosto e che aveva visto l’amministrazione locale condannata in primo grado.
L’assessore al sociale Paola Pucino ha comunque annunciato che “il Comune sta valutando se ci sono le condizioni per fare appello, come avviene per altre sentenze. C’è inoltre un procedimento penale pendente per calunnia e diffamazione a carico della donna per falsa testimonianza, dopo la querela fatta dal dirigente”. Nel frattempo, dunque, dopo l’approvazione del debito fuori bilancio, il Comune pagherà il risarcimento.
La donna, dopo aver vinto il concorso da architetto nel 2023, durante il successivo colloquio aveva chiesto dei permessi per stare col bambino mentre il marito assisteva il padre in fin di vita, trovando però il diniego del dirigente preposto, negandole l’assunzione. Il Tribunale di Grosseto aveva così condannato il Comune per “discriminazione di genere”. Il fatto era avvenuto perché, stando alla disamina dell’ente, “non si sarebbe proceduto all’assunzione di donne in stato di maternità poiché, per effetto dei permessi e dei congedi legati a tale condizione, il Comune si sarebbe trovato in una situazione di difficoltà organizzativa”.
Durante il consiglio, il sindaco Arturo Cerulli ha specificato che “il giudice che ci ha condannato ha interpretato che ciò che ha detto la donna era pura realtà. Esiste però un altro giudice che ha rinviato la donna a giudizio per diffamazione e calunnia. Il dirigente aveva ritenuto giusto, magari sbagliando, fare quella cosa. Comunque il debito fuori bilancio, giusto o sbagliato, deve essere approvato”.
“Questo debito fuori bilancio mi mette in imbarazzo – ha detto dall’opposizione Priscilla Schiano –. Il dirigente, almeno nei miei confronti, è sempre stato un gentiluomo. Poi nella vita si può sbagliare. Sono argomenti che mi toccano. Non sono d’accordo nemmeno sul ricorso: quando si sbaglia si chiede scusa e si paga. Vedo un eccesso di onestà e superficialità della donna, perché ha detto quello che avrebbe fatto prima di firmare il contratto, dichiarando di avere delle difficoltà, in gravidanza e problemi di famiglia. Quindi esco e non partecipo alla votazione”.