E’ come un’etichetta che rimane addosso: donna vittima di violenza. Etichetta che una donna dovrebbe solo pensarla in un bel vestito da indossare. Eppure queste donne, segnate da atti indelebili non vogliono altro che essere "donne" e basta. Questo è un po’ il resoconto intrinseco, frutto di una chiacchierata con Sabrina Guaglianone, la confermata presidente dell’associazione antiviolenza Olympia de Gouges. Dal 2013 è alla carica dell’associazione che aiuta le donne ad uscire dall’incubo della violenza e ritrovare se stesse.
Com’è cambiato il centro anti-violenza negli anni?
"Prima i nostri spazi erano molto ristretti: avevamo due stanze solamente e questo non facilitava i colloqui. Ciò non era più compatibile con l’aumento dell’attività del centro. Adesso li abbiamo ampliati, rendendoli sempre più confortevoli ed ospitali. Abbiamo una sala riunioni e grazie alle risorse ottenute assumiamo figure giovani".
E’ cambiata anche la società, la violenza sembra essere sempre più diffusa.
"La violenza è in crescita rispetto a qualche anno fa, ma abbiamo cominciato adesso a metterci le mani, ma i femminicidi sono tanti. Le donne hanno dichiarato guerra al patriarcato e come in tutte le guerre ci sono vittime: queste sono le parole di Luciana Castellina che mi sono rimaste impresse".
Come intervenite?
"Non si esce dalla violenza se non si hanno forti radicamenti nella vita per cambiare direzione. Un anno fa è nato il tavolo di coprogettazione sulla violenza economica, stiamo trovando le soluzioni più adatte ad ogni donna, anche in termini di lavoro che fa parte del recupero della dignità personale, primo aspetto che viene calpestato quando c’è violenza. Esiste anche il Fondo di garanzia 8 marzo a cui tutti possono contribuire versando ciò che possono sull’Iban IT40P0885114304000000237409".
Com’è il primo colloquio?
"Le donne sono un fiume in piena generalmente, sono incontenibili, parlano e si sfogano. E’ difficile, pensiamo a colloqui di un’ora ma durano sempre di più".
Progetti futuri?
"Vorrei che le figure storiche possano poi allontanarsi e le più giovani acquisiscano la storia e metodologia, nell’ottica di un passaggio generazionale. Insieme alla Provincia ed altre realtà locali faremo un progetto nei prossimi tre anni indirizzato alle scuole, che inizierà il 16 dicembre".
Domani sarà il 25 novembre, come lo vive l’associazione?
"Con affanno, perchè le associazioni, le istituzioni, la politica, tutti vogliono dimostrare di prendersi a cuore il problema quando dovrebbe esserlo tutti i giorni. Quando siamo chiamate però a parlare di violenza non ci tiriamo indietro. Ricordiamocelo che deve essere tutto l’anno".