REDAZIONE GROSSETO

Uccise la moglie con 27 coltellate. Il pm: "Condannate Adrian Luminita all’ergastolo"

"Ha confessato perché non aveva alternative"

Madalina e Adrian Luminita in un momento felice della loro vita

Madalina e Adrian Luminita in un momento felice della loro vita

Grosseto, 22 luglio 2022 - Ergastolo. È questa la pena richiesta dal pm Valeria Lazzarini, nei confronti di Adrian Luminita, l’uomo che uccise con 27 coltellate la moglie Madalina Luminita, 32enne, poi cosparsa di benzina e data alle fiamme nella dependance della villa di via della "Speranza" a Pescia Romana, dove la coppia viveva come custodi della villa.

Omicidio volontario aggravato e tentativo di occultamento di cadavere: questi i reati contestati all’uomo, che confessò di aver ucciso la moglie. Due ore di requisitoria dura e precisa quella del sostituto procuratore maremmano che ieri in Corte di Assise nel tribunale di Grosseto ha chiesto il massimo della pena per l’uomo, tuttora in carcere, difeso dall’avvocato Paolo Malasoma. Il Pm ha ripercorso tutte le ultime ore della donna, trovata con decine di ferite da arma da taglio e numerose bruciature. La sua morte non era avvenuta la mattina che Adrian dette l’allarme, il 7 dicembre del 2020, ma risaliva almeno al giorno prima. "Non ha tentato il suicidio dopo averla uccisa - ha detto il pm Lazzarini - Quando ha appiccato il fuoco per distruggere il cadavere le fiamme lo hanno raggiunto. Ed è corso dove c’era l’acqua per spegnere il fuoco".

Secondo il Pm poi Luminita "avrebbe inscenato una lite, spaccando tutto quello che c’era nell’appartamento" e anche la consegna ai carabinieri dell’uomo non sarebbe stata così spontanea. Dopo l’arresto l’uomo sostenne che si era difeso e che era stata la donna a provare a ferirlo con un coltello". Secondo il Pm Lazzarini, Adrian Luminita ha agito con "dolo d’impeto", reato che prevede tutte le aggravanti dell’omicidio.

"Ha agito con crudeltà, in un luogo isolato, dove nessuno avrebbe potuto sentire le urla della donna". L’avvocato della famiglia della vittima, che si è costituita parte civile nel processo ha invece depositato dal giudice la richiesta di risarcimento: 10mila euro di spese per i funerali e il rimpatrio e un milione e 300mila euro per le parti civili: il padre, la madre e le sorelle. Più 50mila euro a testa per il danno, per un totale di 1,7 milioni di euro.