Venticinque minuti. Tanto è durato l’interrogatorio di garanzia nei confronti di Benedetta Marzocchi, la 50enne accusata di omicidio volontario, aggravato da vincolo di parentela, nei confronti della madre. Ieri pomeriggio la donna è arrivata su un furgone della Polizia penitenziaria di Firenze alla casa circondariale di via Saffi, accompagnata dal suo avvocato, Enrico De Martino. Da tre giorni è in stato di fermo nel reparto di psichiatria femminile del carcere di Sollicciano a Firenze, dopo che il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna aveva dato una svolta alle indagini chiedendo la misura cautelare. Ma di fronte al giudice per le indagini preliminari, Marco Mezzaluna, Benedetta Marzocchi non ha parlato, si è infatti avvalsa della facoltà di non rispondere. Ha preferito rimanere in silenzio, probabilmente su consiglio del suo legale che l’ha assistita durante l’interrogatorio di garanzia. E’ stato lo stesso legale a spiegare i motivi di tale scelta: "La mia assistita – ha detto De Martino – non ha parlato. La situazione deve essere chiarita ancora in tante sfaccettature e soprattutto è molto fluida e delicata". Poi ha proseguito. "Benedetta Marzocchi non è reclusa – ha puntualizzato – è seguita ed è in cura psichiatrica a Sollicciano. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni". Il Giudice per le indagini preliminari, Marco Mezzaluna deciderà soltanto oggi il futuro immediato della donna. Ad ora la donna rimane in carcere con osservazione psichiatrica a seguito di fermo nella struttura detentiva di Sollicciano a Firenze.
Bocche cucite da parte di chi conduce le indagini. Gravi comunque sono gli indizi di colpevolezza che hanno portato la Procura grossetana a fermare la donna dopo il ricovero nel reparto di psichiatria. Era stata proprio la figlia, la mattina dell’8 giugno scorso, a dare l’allarme per la morte dell’anziana madre, dicendo di essere state entrambe aggredite da due persone incappucciate che si erano introdotte all’interno della villa "I Renai", che si trova a Istia d’Ombrone. Una versione che era stata ritenuta, già dai primi istanti poco convincente, anche alla luce dei riscontri dell’autopsia, che aveva ricostruito come Giuseppina De Francesco fosse stata uccisa in seguito a percosse e colpi che poco erano compatibili con le dichiarazioni fatte dalla figlia. Cosa che è stata poi confermata dai prime risultati del lavoro dei Ris, il reparto specialistico dei carabinieri: la prova che per il momento la sta inchiodando è che nella casa non sono state trovate impronte di alcun genere. Il che significa che nessuno in quella casa è mai entrato ad eccezione della madre e della figlia. E dunque, sempre secondo la Procura, non può che essere stata lei ad accanirsi contro l’anziana madre a calci e pugni fino a farla morire per arresto respiratorio, anche a causa delle fratture al costato.
Matteo Alfieri