
Ci sono vite e storie che iniziano e crescono in maniera straordinaria pur restando lontane dai riflettori. Spesso sono quelle che invece hanno tanta sostanza e che di cose da dire ne avrebbero più di molte altre. Una è quella di Onorio Turchi, ad esempio.
Una storia che adesso ha lasciato in eredità ai figli che stanno portando avanti l’azienda che lui fondò nel 1977 e che adesso, però, non potrà più vederlo lì nel mezzo alle sue collaboratrici, fra tessuti da scegliere e capi di abbigliamento da creare con maniacale attenzione. Onorio Turchi si è spento all’età di 84 anni, molti dei quali dedicati ad un lavoro che amava e che aveva finito per "cucirsi" addosso. Un po’, forse, è stata la metafora del suo modo di essere: dentro ad un capo di abbigliamento devi sentirti a tuo agio, e lo stesso vale per la vita che scegli di vivere.
Onorio Turchi ha fatto proprio così. A Buriano il padre aveva un negozio di alimentari e, se solo avesse voluto, il suo futuro poteva avere una strada già in discesa. Ma non era quella la via che voleva imboccare.
Accanto a quel negozio decise di aprire una bottega da sarto, mostrando subito le doti che aveva nel creare vestiti su misura. Un professionista che poi mise le sue doti al servizio di un’altra iniziativa aprendo un laboratorio che da lì a poco divenne un punto di riferimento per generazioni di giovani: la "Try Me". Solo due anni dopo, nel 1979, già servivano spazi più ampi e l’attività fu trasferita in località "Paesetto", dove ancora oggi si trova e dove adesso lavorano 15 dipendenti, oltre ai figli Aurelio e Gabriele che lo hanno seguito in questo mondo portando, anche loro, professionalità e intuito.
Gentile, sorridente, rispettoso con tutti ma sempre molto determinato: ogni idea la difendeva con forza fino a trasformarla in un progetto. Soprattutto in un progetto che desse spazio a due elementi: la bontà del lavoro e la qualità del prodotto. Non a caso nessun momento della produzione – dalla selezione del materiale all’ultimo "colpo" con la macchina per cucire – sfuggiva alla sua supervisione. E amava lavorare con i giovani, perché a dispetto di cosa potesse dire la carta di identità, lui era giovane con le sue idee. Una filosofia – serietà nel lavoro, qualità e innovazione – che si è rispecchiata perfettamente in quella della "Montecristo", l’azienda grossetana che produce abbigliamento a marchio "Rrd" per la quale il laboratorio lavora ormai in esclusiva grazie ad un legame di reciproca stima e fiducia.
L’ultimo saluto oggi alle 10.30 nella chiesa di Buriano. Scena finale di una storia lontana dai riflettori e che, invece, meritava di essere raccontata.
Luca Mantiglioni