GROSSETO
Sul palco del Moderno di Grosseto arriva stasera la comicità irresistibile di Antonio Ornano, che porta in scena ‘Maschio caucasico irrisolto’. Dal palco di Zelig ai tanti personaggi cui ha dato vita per il piccolo schermo, in questo spettacolo, come un lungo flusso di coscienza, il comico spezzino racconta tutta la fragilità dell’uomo moderno che mette in crisi l’immagine del maschio occidentale. "Parto da una riflessione – spiega Ornano – legata al fatto che quando avevo 18 anni e guardavo un cinquantenne lo percepivo molto più compiuto, con una strada più chiara da percorrere. Però oggi siamo così. E allora mi interrogo sulle ragioni di questa irrisolutezza che invece avverto oggi, come marito, come padre, come maschio in generale. Cerco di capirne i motivi, affrontando tutto con la chiave dell’ironia e della comicità. Che poi, non lo so quanto sotto sotto anche i cinquantenni di una volta fossero diversi. Forse era solo una percezione sbagliata di noi ragazzi, magari loro si tenevano tutto dentro e davano soltanto l’impressione di essere più solidi. C’era ancora l’idea dell’uomo che non poteva tentennare". Il pubblico maschile si diverte, perché si ritrova, e quello femminile? "L’aspetto che mi fa più ridere, guardando il pubblico, è che per almeno il settanta per cento è composto da coppie. È divertente perché lo spettacolo rischia davvero di diventare una terapia di gruppo, un modo per esorcizzare attraverso l’ironia tutta una serie di dinamiche che riguardano gli uomini ma colpiscono le relazioni. Che sono poi dinamiche relative alla paternità, agli aspetti più intimi del rapporto tra uomini e donne". Zelig è stato un trampolino di lancio, poi la carriera si è sempre divisa tra teatro e televisione. Dove si sente più a suo agio? "Senza ombra di dubbio il teatro. Sono una persona frantumata, in tantissimi pezzi, ma il posto in cui riesco a rimettere tutto insieme è il palcoscenico. Ci sono però trasmissioni televisive alle quali sono molto riconoscente. A partire da Zelig, che però per me ha rappresentato un’esperienza più legata al teatro che alla televisione. Perché quando sei sul palco degli Arcimboldi, alle telecamere nemmeno ci pensi. Pensi al pubblico".
Riccardo Bruni