
Un incontro per promuovere la tutela di due figure che ormai si possono definire "endangered", ossia a rischio estinzione: il delfino e il pescatore. Si è svolto, venerdì ad Alberese al centro visite del Parco e ieri a Talamone, un corso di Dolphin Watching promosso dall’Università di Siena, destinato ai pescatori professionisti nell’ambito del più ampio progetto Life Delfi, sulla tutela dei mammiferi marini. Ad aprire i lavori è stata la professoressa Letizia Marsili, docente di biologia ed etologia dei cetacei alla Unisi, che ha descritto le varie figure di mammiferi marini presenti nei nostri mari, cercando di illustrare le modalità di identificazione tra gli uni e gli altri. Si perché l’elemento principale da cui si parte è il riconoscimento del tipo di cetaceo con cui ci si trova a che fare, sia esso vivo e libero che in difficoltà o spiaggiato. Nei nostri mari è possibile incontrare la Balenottera con lo sfiato verticale piuttosto che il Capodoglio con il getto in avanti a sinistra, per passare la Grampo, al delfino Tursiope fino alla piccola Stenella, il delfino gregario che segue le chiglie delle barche più a largo. Dalla loro analisi morfologica si è passati alla spiegazione di come ci si deve comportare nella caso in cui ci si trovi a che fare con un cetaceo in difficoltà: a spiegarlo il dottor Guido Pietroluongo, dell’Università di Padova. "Se l’animale è vivo e in salute, bisogna mantenere la distanza di almeno 100 metri, navigando sempre lateralmente alla rotta dei delfini, con velocità inferiore ai 5 nodi. Allontanarsi se l’animale si agita e non tuffarsi mai in presenza di delfini sotto la barca. Se invece si avvista un animale in difficoltà, mantenersi a distanza e chiamare la Guardia Costiera, presente all’incontro con il comandante Luigi Buta. Se, invece, succede che l’animale rimane impigliato negli attrezzi da pesca esistono tutta una serie di comportamenti da mettere in atto per vedere se è possibile salvarlo e chiedere soccorso: posizionarlo in maniera stabile, non spingere e tirare le sue estremità, ridurre i rumori e se dovesse essere issato a bordo, apporre asciugamani bagnati sulla sua pelle e non coprire lo sfiatatoio con cui respira". Oltre alla tutela dei delfini, l’incontro è servito per sensibilizzare la pesca professionale alla eventuale pratica del Whale watching, l’avvistamento dei cetacei, che può essere proposto anche ai turisti e diventare una forma accessoria di reddito. Ad illustrane le tecniche Davide Bedocchi dell’Unisi.
Sabino Zuppa