
Il nuovo ponte del Petriolo
Grosseto, 23 agosto 2019 - Mancano venti metri. Poi anche l’ultimo pilone del vecchio ponte del Petriolo sarà solo un ricordo. Il viadotto sul Farma, costruito negli anni Settanta e sostituito dal nuovo, realizzato da Anas a quattro corsie, è stato ‘smontato’ pezzo per pezzo in una complessa operazione ingegneristica che, pur sotto gli occhi di chiunque passasse da quelle parti, forse in pochi hanno notato, dal momento che le operazioni non hanno comportato alcuna interferenza con il traffico.
Scartata l’ipotesi di demolirlo in modo classico, con l’uso di esplosivo, per non danneggiare ambiente, strutture esistenti e il nuovo ponte che gli si trova accanto, l’unico modo per togliere di mezzo la vecchia infrastruttura era smontarla e portare via i pezzi. Un po’ come i bambini fanno con i mattoncini della Lego, per capire. Solo che i mattoncini erano un po’ più grossi.
E così sono state smontate le travi della sede stradale e poi i quattordici piloni su cui era appoggiata, uno per uno, dal più basso che era di 12 metri al più alto che ne misurava 98. Tanto per farsi un’idea di cosa abbia voluto dire, teniamo presente che uno di quelli alti rappresentava più o meno 4.800 tonnellate di materiale. Le operazioni sono adesso in corso sull’ultimo, che era uno dei più alti: dei 95 metri iniziali ne sono rimasti 68. I tecnici di Anas hanno deciso che si dovrà scendere ancora fino a 48 e allora sarà possibile abbatterlo, come si farebbe con un albero, perché a quel punto un’operazione del genere non creerà problemi o rischi di alcun tipo.
In un paio di settimane dovrebbe essere tutto fatto, e allora si tratterà soltanto di dare una sistemata ai luoghi, tra verde e tutto il resto. E del vecchio ponte non rimarrà traccia. I lavori di demolizione erano iniziati l’anno scorso, a marzo. Ma nel corso dell’opera non sono mancati i problemi a rallentare il tutto.
Come avvenuto per la realizzazione del nuovo viadotto, che incappò in 188 giorni di pioggia (contro i cento previsti nel progetto) e in un problema di carattere geologico, come sempre quando si tratta di pescare dai cartellini degli imprevisti l’abilità poi sta tutta nell’adeguarsi e cambiare i piani.
E l’imprevisto più spinoso è stata la presenza dell’amianto. Tubi di amianto sono stati infatti trovati sia nell’impalcato sia nelle pareti dei piloni, spesse 60 centimetri. Per toglierlo è stato necessario sviluppare un piano di lavoro ad hoc e presentarlo alla Asl, rivolgersi a ditte specializzate e concedere loro il tempo per lavorare con la massima precisione. Sia per la sicurezza dei lavoratori sia per la salubrità dei luoghi. Solo per il piano di lavoro sono serviti cinque mesi. Il secondo problema tecnico si è verificato nel momento in cui si è rotta una trave tolta dalla prima campata. E calcolando che una trave pesa circa 200 tonnellate si ha la misura della grana da gestire.