MATTEO ALFIERI
Cronaca

"Il processo è finito, siamo distrutti”: tragedia in Erasmus, la morte dell’autista cambia tutto

Santiago Rodriguez Jimenez stroncato da infarto. Parla Gabriele Maestrini padre di Elena: "Niente verdetti, le nostre ragazze non avranno giustizia"

Elena Maestrini

Gavorrano, 7 aprile 2023 – Erano morte in quel maledetto incidente il giorno della Domenica delle Palme. Sette anni dopo, i familiari delle sette studentesse italiane del progetto Erasmus, che erano a bordo del pullman schiantatosi a Freginals, fra Valencia e Barcellona, hanno ricevuto una notizia che, ancora una volta, li ha sconvolti.

L’autista che il 20 marzo 2016 guidava il mezzo, Santiago Rodriguez Jimenez, è morto di infarto nelle scorse ore.

"La nostra storia giudiziaria è finita – afferma sui social Gabriele Maestrin, padre di Elena, la ragazza di Gavorrano che era tra le sette vittime –. Non sarà emesso nessun verdetto perché la responsabilità penale è personale. Siamo distrutti. Nell’autunno del 2022 avevamo preso tutti insieme una decisione sofferta e difficile, acconsentendo a un patteggiamento con l’emissione di una sentenza di condanna dell’autista; il quale, in cambio di uno sconto di pena, avrebbe ammesso finalmente la sua responsabilità. Un lungo lavoro di contatti e mediazione svolto di nostri legali in Spagna, che aveva portato all’adesione di tutte le parti civili e dello stesso imputato. C’era stato comunicato che uno sciopero di due mesi dei segretari giudiziari aveva impedito la fissazione dell’udienza di patteggiamento, ma che la data era vicina ed il Pm aveva già depositato la relazione per il Tribunale con i termini dell’accordo di patteggiamento".

Poi la morte di Jimenez e la fine del processo. "Non era stato facile per noi decidere: qualcuno esitava, qualcuno era contrario – aggiunge Maestrini–. Ma dal 20 marzo 2016 siamo diventati un po’ come una grande famiglia e alla fine la scelta è stata presa e comunicata in Spagna. Questa vicenda ci ha portato via troppo, ma la dignità ci è rimasta: ci siamo rifiutati di subire per anni un processo che non ne voleva sapere di partire. Abbiamo perso fiducia in un Paese dove l’esercizio della giustizia dipende dalla capienza e dal numero delle aule o dalle rivendicazioni sindacali pur legittime di un segretario. Uno stato in cui il risarcimento delle vittime di sinistri stradali vale meno di quello di altri sinistri. Quindi, meglio uscirne prima possibile, per non subire più".

Maestrini conclude amaramente: "Nemmeno questo è stato possibile. Ci resta solo la notizia che l’autista avrebbe patteggiato: è la nostra unica non sentenza. Fossero stati anche tutti puniti, le nostre figlie non ci sarebbero comunque più".