REDAZIONE GROSSETO

Prof, il caos dell’algoritmo. I precari si raccontano: "Scelte non meritocratiche"

Proseguono i problemi per l’assegnazione delle cattedre i tutta la provincia. Vegni (Fp-Cgil): "Sistema che è una specie di incrocio tra un videogame e una slot machine".

Proseguono i problemi per l’assegnazione delle cattedre i tutta la provincia. Vegni (Fp-Cgil): "Sistema che è una specie di incrocio tra un videogame e una slot machine".

Proseguono i problemi per l’assegnazione delle cattedre i tutta la provincia. Vegni (Fp-Cgil): "Sistema che è una specie di incrocio tra un videogame e una slot machine".

Sempre più incerte le sorti di molti docenti precari. La colpa è di un perfido algoritmo che premia, spesso, chi ha punteggi inferiori nelle graduatorie. Il risultato? Docenti con punteggio alto che si vedono scavalcati da colleghi con meno esperienza e a volte anche con meno titoli. fa combaciare sedi con supplenti non fornisce sicurezze né spiegazioni, alcuni si trovano scavalcati da chi aveva punteggi inferiori. "Su 950mila docenti in Toscana, 250mila sono precari - inizia Alessandra Vegni, segretaria provinciale della Flc-Cgil. La provincia di Grosseto ha 950 insegnanti precari che hanno iniziato a lavorare ma difficilmente con cattedre annuali. Per non parlare delle cattedre del Sostegno: la Maremma avrebbe bisogno di 590 insegnanti, mentre ne ha dedicati al ruolo solo 280. Il che significa che il 51% sono precari, ovvero 305". Vegni prosegue: "Prendere una cattedra è una specie di incrocio tra un videogame e una slot machine - tuona - Ci sono cattedre che sono state assegnate nel primo bollettino, e altre mai proposte che però compaiono dopo. In questo anno scolastico stabilità e continuità didattica saranno due parole che rischiano di essere dimenticate. Potrebbe essere possibile, infatti, che un professore precario inizi il ruolo in una scuola e poi venga chiamato ad andare in un’altra perché ha vinto la cattedra in quell’istituto. È anche probabile che si trovi una soluzione a questi casi, ma chi ce lo dice?". Una situazione paradossale dunque che alcuni insegnati maremmani hanno avuto il piacere di raccontare. E’ il caso di Rosanna Montanaro, 44 anni, insegnante di sostegno. "Questo algoritmo è solo una fregatura – inizia – Sono purtroppo rimasta fuori dai giochi e dopo aver maturato 5 anni di servizio ed esperienze. Un bagaglio che altri, che adesso lavoreranno forse al posto mio, non hanno". La sua storia è molto simile alle altre: "Durante il primo turno di nomine non sono stata presa in considerazione, e non capisco il perchè. L’unica certezza che purtroppo ho è che ci sono docenti con il punteggio inferiore al mio che hanno preso cattedre. Credo che questo sia un sistema che non funziona. Non premia le effettive graduatorie di merito e titoli. E mi sembra effettivamente una cosa assurda". Una storia simile è quella di Ilaria Guazzini, insegnante nella scuola dell’infanzia e di sostegno. "Più si aggiorna la mia posizione con il punteggio – inizia – e più scendo in graduatoria. E più lontano mi mandano quando mi tocca una cattedra. Diciamo che è una situazione che ormai è diventata ridicola". Purtroppo "Non abbiamo scampo - aggiunge - quando la graduatoria scende, risulta che un docente, se non avesse avuto la chiamata, è come se avesse rinunciato. Prima funzionava tutto molto meglio: c’era una riunione, un grande tabellone con tutte le cattedre a disposizione. Un insegnante, da graduatoria, sceglieva se ne aveva la possibilità il posto migliore oppure decideva di non accettare. Adesso la scelta non più così. E siamo a rimetterci". Greta Ferrarese e Chiara Rocchi hanno preso pure la laurea e possono insegnare nella scuola Primaria e nell’Infanzia. Ma a 25 anni sono ancora dietro a spezzoni e cattedre impossibili da accettare. "Abbiamo titoli e punteggi abbastanza alti – dicono insieme – Abbiamo lavorato un po’ con la Gps e anche con la Mad (messa a disposizione). Ma i problemi sono tanti. Anche quello degli stipendi che vengono erogati a distanza di tre mesi. Come facciamo a diventare autonome. Purtroppo – aggiungono – questo è un sistema che non premia il merito anche nei confronti di persone, come noi, che hanno studiato una vita per raggiungere questo. Abbiamo fatto un percorso preciso e ci vediamo scavalcati da persone che non hanno nemmeno il titolo per farlo".

Matteo Alfieri