
Le ragazze Erasmus morte in Spagna (Ansa)
Grosseto, 11 luglio 2016 - LA VITA delle loro figlie vale meno di 70mila euro. Per l’esattezza il 25 per cento in meno, perché «Vostra figlia non indossava la cintura di sicurezza». Questo si sono sentiti dire i genitori delle sette giovani studentesse Erasmus – tutte tra i 19 e i 24 anni – morte in Spagna all’alba del 20 marzo scorso, quando il pullman col quale stavano rientrando a Barcellona si piegò su un fianco. Uccidendole. È la proposta che la compagnia di assicurazione ha fatto ai genitori. «È oltraggioso – taglia corto Paolo Bonello, padre di Francesca, genovese, vittima dell’incidente – .Sembra quasi che la disgrazia sia stata colpa delle ragazze. E pensare che lo stesso autista aveva dato segni di malessere durante la notte». «Abbiamo rifiutato sdegnati – dichiara Alessandro Saracino, il papà di Serena, altra vittima –. A quanto ne so, invece, le cinture le avevano, ma erano cinture addominali, non a tre punti, e quindi assolutamente inadeguate. Più pacate le parole di Roberta e Gabriele, i genitori di Elena Maestrini, la ragazza maremmana morta nell’incidente di Freginals: per quanto addolorati anche da questo ulteriore capitolo amaro vogliono guardare avanti.
ALLA strada che hanno imboccato per far sì che la morte, a 21 anni, della loro unica figlia oltre che lancinante non diventi vana. Che altri genitori non debbano soffrire lo stesso dolore. Per questo sulla proposta, che verrebbe da definire risibile, se non fosse che stiamo parlando di giovani vite spezzate, di decurtare del 25 per cento il già esiguo risarcimento di 70 mila euro proposto dall’assicurazione spagnola non si soffermano più di tanto. «Vede – sottolinea Roberta, madre di Elena Maestrini – non saranno certo dieci, ventimila euro in più o in meno che cambieranno la vita mia e di mio marito. Elena non tornerà e con questo stiamo cercando di fare i conti ogni singolo giorno. Non si tratta di cifre, mi creda. Ma piuttosto di quanto sia stato opportuno in una simile tragedia aggiungere anche questo ulteriore colpo».
«Peraltro – prosegue Roberta – non sappiamo da dove emerga questo particolare, né quanto avrebbero potuto le cinture di sicurezza, se davvero non erano indossate, salvare la vita di mia figlia e delle altre ragazze. La causa della morte è stata un trauma cranico. Sicuro è, invece, che l’incidente è capitato perché non sono state adottate precauzioni minime da chi ha organizzato la gita». Fu lo stesso conducente, dopo il terribile incidente di Freginals, vicino Terragona, a giustificarsi: «Mi dispiace, mi sono addormentato». Non solo, nei giorni scorsi è emerso che «lo spazio di separazione fra le due corsie, aveva un salto di quota di 40 centimetri», come ha spiegato alcuni giorni fa il padre di Elena, in un incontro a Firenze.
«UN’ALTRA coltellata al cuore», dice da Firenze Stefano Bartoli, legale della famiglia di Lucrezia Borghi, un’altra delle ragazze rimaste uccise. «I parametri spagnoli sono ridicoli e faremo di tutto per ottenere un risarcimento in linea con quelli italiani, senza trascurare il processo penale in Spagna affinchè venga accertata la responsabilità». «Una assurdità insopportabile – ha commentato Renzi –- per chi ha tanto sofferto e ha perso una persona cara». «Se dovremo accettare cinquanta mila euro – conclude Roberta Maestrini – lo faremo, non si tratta di soldi. Vogliamo rendere più sicuri questi progetti. L’Erasmus deve continuare in sicurezza, Elena ne era entusiasta. I genitori delle ragazze venerdì 22 luglio costituiranno a Genova l’associazione «Genitori generazione Erasmus marzo 2016 – Uniti perché non accada mai più».