Monte Argentario (Grosseto), 8 agosto 2023 – Un tuffo dove il fondale era troppo basso, oppure con la testa ha colpito la piccola piattaforma in vetroresina da dove si era lanciato facendo – pare – una capriola. Ma che la causa del decesso sia del tutto imputabile alle lesioni causate dall’impatto dopo quel tuffo è cosa chiara anche alla Procura che, infatti, non ha disposto l’autopsia. E la famiglia ha dato il consenso all’espianto degli organi.
Renè Mantovani, 21 anni, studente universitario residente a Terni, si è spento nella tarda serata di domenica nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Siena dove era arrivato sabato sera con "Pegaso" che lo aveva prelevato sulla spiaggia di Feniglia dove i primi a prestargli soccorso erano stati i bagnini che con l’utilizzo del defibrillatore lo hanno rianimato più volte, fino a quando il medico – calato in spiaggia con il verricello – lo ha preso in consegna continuando le manovre anche durante il volo verso Siena. Ma il personale sanitario sapeva che le possibilità di salvarlo erano legate solo alla speranza e a nulla più. Lesioni gravissime, probabilmente la frattura dell’os so del collo.
Il giovane, fisico atletico, molto conosciuto nella zona perché la frequentava sin da piccolissimo, sabato era in spiaggia e dopo aver fatto due chiacchiere al bar, intorno alle 19.30, ha deciso di fare il bagno e ha raggiunto la piattaforma fissata sul fondale e utilizzata dai bagnanti come prendisole o anche per tuffarsi. Ed è quello che ha fatto anche lui. Il tuffo, l’impatto con la testa, l’inizio inesorabile della tragedia. E’ stato uno degli amici a rendersi conto che qualcosa era andato storto ed è entrato in acqua per prestargli aiuto, soccorrendolo quando era già in stato di incoscienza. Portato a riva, ha iniziato a espellere dalla bocca e dal naso molta acqua, ma è stata la posizione innaturale della testa e del collo a far capire che c’erano lesioni ben più gravi.