MATTEO ALFIERI
Cronaca

Residenza del sindaco, la minoranza: "Ora la prefettura o andiamo al Tar"

Follonica, l’opposizione non molla: "Il consiglio comunale in seduta segreta è una violazione del Tuel"

Non si placa la eco sul caso residenza del sindaco di Follonica, la minoranza ha presentato un’integrazione all’esposto ed è decisa a rivolgersi al Tar

Non si placa la eco sul caso residenza del sindaco di Follonica, la minoranza ha presentato un’integrazione all’esposto ed è decisa a rivolgersi al Tar

FOLLONICAI consiglieri e le consigliere comunali di Follonica Emanuele Betti, Francesco Ciompi, Mirjam Giorgieri, Andrea Pecorini e Francesca Stella hanno trasmesso una nuova integrazione all’esposto già inviato il primo di aprile, riguardante la gestione dell’ordine del giorno del Consiglio comunale fissato per il 7 aprile e, in particolare, la decisione di discutere a porte chiuse la domanda d’attualità sulla questione "Residenze". "Sottolineiamo - dichiarano i consiglieri e le consigliere - come non risulti agli scriventi alcuna comunicazione ufficiale da parte della Prefettura di Grosseto in merito alla questione sollevata. Ribadiamo che non esiste nel Tuel una previsione per il "consiglio comunale in seduta segreta" e che tale modalità, se non adeguatamente motivata, lede il principio di trasparenza e di partecipazione pubblica alle attività istituzionali. Nella nostra integrazione abbiamo citato alcune sentenze rilevanti della giurisprudenza italiana (Consiglio di Stato, Tar Lazio, Corte di Cassazione) a supporto della tesi dell’illegittimità della seduta a porte chiuse nei casi non giustificati da motivazioni concrete e documentate. Riteniamo che il primo cittadino abbia voluto discutere la domanda di attualità in modalità segreta solo per un interesse squisitamente privato e per poter essere l’unico soggetto titolato a gestire l’impatto mediatico delle sue risposte, essendo lui, a quel punto, l’unico soggetto titolato a svelarne il contenuto reso in consiglio comunale". Secondo i consiglieri di minoranza "le 15 domande non violavano la privacy e nessuna domanda implicava che il Buoncristiani rivelasse alcun dato identificativo sottoposto a privacy. E’ evidente che le istituzioni non possano essere piegate a esigenze di tutela personale. Non è accettabile che una questione di interesse generale venga sottratta alla discussione pubblica per volontà unilaterale del primo cittadino, oltretutto senza alcun rispetto della procedura regolamentare". Poi chiudono: "Chiediamo un intervento urgente della Prefettura di Grosseto, prima della decorrenza dei termini per eventuale impugnazione innanzi al Tar nel caso in cui non venga ripristinata la trasparenza e la legalità istituzionale".