STEVEN SANTAMARIA
Cronaca

"San Valentino? Troppo commerciale Per chi si ama attenzioni quotidiane"

I grossetani aspettano la ricorrenza con un certo disincanto. "Ma un pensierino non può mancare"

"San Valentino? Troppo commerciale Per chi si ama attenzioni quotidiane"

di Steven Santamaria

Mancano pochi giorni a San Valentino, la festa degli innamorati. Questa festività, che venne istituita nel Medioevo da papa Gelasio I, prende il nome dal santo martire cristiano Valentino di Terni. L’intento della Chiesa fu quella di cristianizzare l’antica festa pagana, celebre nell’antica Roma, dei Lupercalia. In maniera abbastanza netta, però, con il passare dei secoli, questo giorno ha perso quel suo senso religioso, in favore del consumismo. Per la maggior parte dei grossetani, il prossimo 14 febbraio, sarà un giorno come un altro. L’amore non ha età, è un sentimento puro che fa parte anche della vita dei più anziani: "Io – dice Carlo Concilio – non considero San Valentino una vera e propria festa. È più una tradizione che serve a far spendere soldi. È basata sul consumismo, non ha un valore puro ma commerciale. L’amore non va ricordato solo quel giorno. Magari porterò a cena mia moglie, ma non per festeggiare questa festa". Anche per la Grosseto più giovane, San Valentino è diventata solo un’abitudine e niente di più. È un’usanza spesso ipocrita, poiché piace a seconda delle circostanze in cui ci troviamo. Magari qualcuno sfrutta questa festa solo per apparenza e nulla di più, oppure semplicemente non ha bisogno di questo giorno per celebrare il proprio amore. "Non ha senso festeggiarlo – dice Marco Gentili – ma semplicemente perché ormai è basato solo sul consumo. Non ho bisogno del 14 febbraio per ricordarmi di amare una persona, portarla a cena o farle regali, anche perché la vivo tutti i giorni. Chi si ricorda della propria metà solo a febbraio sbaglia. Per questo San Valentino è una banalità". Per qualcuno, invece, questa festa ha perso significato con il tempo: "Magari in passato, quando ero più piccolo, ci tenevo di più – dice Francesco Baccetti – ma ora non ci trovo un senso ben preciso. È una festa commerciale e niente di più. Ormai la consideriamo soltanto perché fa parte della nostra cultura". Ma ci sono pensieri contrastanti anche fra coetanei: "Purtroppo – dice Lorenzo Di Pietro – non lo festeggerò quest’anno. Mi dispiace molto perché è un giorno che ho sempre gradito. Credo nell’amore, anche se, giustamente, non servirebbe un giorno per celebrarlo. Lo considero comunque un momento di condivisione". Non è della stessa idea, la grossetana Gaia Carbonari: "Non mi piace per niente. Non ha senso festeggiarlo. Non ci sono valori, è solo un bisogno consumistico. Non serve agli innamorati. Le persone si amerebbero comunque". Il pensiero generale del capoluogo maremmano, quindi, non condivide questa festa. Salvo qualcuno, il 14 febbraio, molti grossetani, si limiteranno a regalare solo dei cioccolatini o delle rose, come da "tradizione".