Schettino a casa. Rebello: "Giusto così"

Il fratello del cameriere morto sulla Concordia: "Per lui una nuova opportunità". De Falco: "Non mi scandalizza, il lavoro è un diritto"

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"Penso sia giusto che Schettino abbia una nuova opportunità per riprendere in mano la sua vita. Se gli è stata concessa, credo che lo Stato italiano abbia riflettuto abbastanza. Credo che questa opportunità né io né nessuno potremmo contraddire". Inizia così Kevin Rebello, fratello di Russell Rebello, che perse la vita nel naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio il 13 gennaio del 2012 commentando la notizia sull’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, detenuto a Rebibbia, che potrebbe lasciare il carcere per essere collocato all’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi per occuparsi della digitalizzazione di alcuni processi, fra i quali quello sulla strage di Ustica. "Sono passati tanti anni dalla tragedia - osserva Rebello -, Schettino è stato 6 anni in galera, credo si sia trasformato in un’altra persona. Si è messo a studiare Giurisprudenza, e poi non era un delinquente prima di entrare in galera, era un capitano, una persona ben istruita. Penso che in questi anni abbia avuto il tempo di riflettere su quanto accaduto". "Non voglio entrare nel merito del caso specifico, ma ritengo si tratti del caso di un detenuto che accede a pene alternative, come previsto dalla legge". Gregorio De Falco, senatore del Misto e già capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, al tempo del naufragio, non mostra sorpresa per la notizia della possibile uscita dal carcere di Schettino. De Falco, che coordinò da terra le operazioni di soccorso della Concordia, ci tiene a sottolineare che "Non siamo di fronte a un detenuto liberato: siamo di fronte a una forma diversa di espiazione della pena". "Una forme costituzionalmente orientata di rieducazione, volte a far sì che una persona che ha sbagliato, commesso un reato, possa trovare modo di riprendere una socialità" con una soluzione che "può contrastare la tendenza alla recidiva, in linea generale", spiega De Falco. "Il lavoro per un detenuto è un diritto – chiude De Falco – lo dice anche la Costituzione. Dopo aver affermato le responsabilità dell’individuo, lo Stato si fa carico della responsabilità solidale della società".