REDAZIONE GROSSETO

Sfera Agricola a Dubai Idee vincenti per l’Expo

L’azienda maremmana sarà una delle due imprese a rappresentare il comparto agroalimentare italiano all’appuntamento mondiale

Dalla Maremma a Dubai. Sarà Sfera Agricola di Gavorrano una delle due aziende (l’altra è Irritec di Bologna) a rappresentare l’agroalimentare italiano a Expo 2020 Dubai. Si è concluso con questo verdetto il contest #AgriFuture del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, che ha premiato le buone pratiche di innovazione sostenibile nel settore, in collaborazione con Maker Faire Rome - The European Edition, il Commissariato italiano per Expo 2020 Dubai e con il supporto di Rinnovabili.it, nell’ambito del progetto di ricerca Fixing the Business of Food.

La premiazione si è svolta a Roma, all’interno di Maker Faire Rome 2020, durante un evento al quale hanno preso parte Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab, e Paolo Glisenti, commissario generale per l’Italia a Expo 2020 Dubai.

"Il grande successo del contest AgriFuture – ha detto Riccaboni – dimostra la dinamicità del settore agrifood italiano. Oltre cinquanta buone pratiche hanno aderito all’iniziativa portando esperienze di innovazione e successo orientate alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il contest è solo una fra le iniziative che il Santa Chiara Lab, sta sviluppando in collaborazione con imprese, mondo della ricerca e istituzioni in vista dell’Un Food Systems Summit 2021 che vedrà l’Italia svolgere un ruolo di primo piano".

Il Santa Chiara Lab si conferma quindi punto di riferimento per la ricerca dell’innovazione in campo agricolo, stimolando nuove professionalità applicate a un settore che sta sempre più cercando nelle nuove tecnologie la chiave per la propria sostenibilità, economica e ambientale.

Sfera Agricola, incastonata nella campagna maremmana, ha sviluppato una serra idroponica per coltivare ortaggi in un sistema alternativo all’utilizzo del suolo, più sostenibile e più resistente ai cambiamenti climatici. Nata nel 2016 come startup dal sogno pionieristico dell’imprenditore Luigi Galimberti, oggi conta 250 dipendenti. I numeri sono impressionanti: con questo sistema si riesca a produrre un chilo di pomodori o di insalata consumando solo due litri d’acqua contro i 75 litri del campo aperto. Di questi due litri d’acqua, oltre il 90 per cento sono recuperati dall’acqua piovana. Le piante non crescono nella terra, ma affondano le loro radici in un supporto di lana di roccia che simula il terreno, oppure in una vasca di acqua su cui galleggia un supporto in polistirolo espanso. E ora di tutto questo si parlerà al prossimo Expo.

Riccardo Bruni