
Chiesa di San Giuseppe Benedetto Cottolengo piena, ieri pomeriggio, per l’ultimo saluto al giovane cardiologo Marco Breschi, 46 anni, morto domenica mattina in un incidente d’auto lungo la strada che da Pitigliano porta a Grosseto. C’erano i suoi familiari, i suoi amici e tantissimi suoi colleghi dell’ospedale Misericordia nel quale lavorava, ma anche dei presidi ospedalieri di Orbetello e Pitigliano dove era conosciuto praticamente da tutti.
Lo scorso sabato pomeriggio si
era recato a Selvena dove aveva dormito nell’abitazione di famiglia. La mattina presto era partito alla volta di Grosseto. L’incidente è accaduto in un tratto di rettilineo. L’auto è sbandata verso sinistra mentre procedeva da Pitigliano verso Manciano, finendo la corsa prima contro un dosso, infine contro un albero. Per il medico non c’è stato nulla da fare: è morto nell’impatto. Il primo ad intervenire è stato un volontario della Croce rossa di Pitigliano, passato in auto s intorno alle 6.45. E’stato lui a dare l’allarme immediatamente, ma è probabile che l’incidente fosse accaduto già da un po’ di tempo. Ieri, in occasione dei funerali, un gruppo di amici e colleghi della Facoltà di Medicina dell’università di Siena gli hanno voluto dedicare una lettera. "Mai, Marco – hanno scritto –ci saremmo sognati di dover aprire oggi quel cassetto dei ricordi che è in ognuno di noi, in maniera così brusca e traumatica. Quei momenti di tanti anni fa, che ci vedevano tutti i giorni, fianco a fianco, seduti sui banchi della Facoltà di Medicina di Siena, uniti da spirito di amicizia e da quella forza d’animo a cui ancora oggi nessuno ha saputo dare un nome: vocazione, altruismo, voglia di diventare medici. Noi lo sapevamo, caro Marco, che cosa era che ci animava: si chiamava passione per il mestiere che volevamo fare, per la volontà di diventare qualcuno che poteva dare un sorriso alle persone (...). La tua cultura immensa l’hai voluta mettere al servizio degli altri, delle persone che
soffrono ed hai scelto di curare i nostri cuori. Ahinoi oggi i nostri cuori stanno soffrendo più che mai, e ci vorrà del tempo per guarire. Ora questi ricordi, che fino ad oggi lasciavano un sano gusto di spensierata malinconia, lasciano un grande vuoto dentro ognuno di noi. Ti vogliamo lasciare, caro Marco, con una frase di Bertolt Brecht, che molto si addice alla bella persona quale eri: ’Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi; ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi. Però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili".