REDAZIONE GROSSETO

Il “virtual telescope” fa un’osservazione da record: il quasar oltre il confine del visibile

Manciano (Grosseto), "mai prima d'ora un telescopio di meno di due metri di diametro si era spinto così lontano nello spazio e indietro nel tempo"

A sinistra due delle unità robotiche parte dell Virtual Telescope Project; a destra il quasar PSO J006.1240+39.2219 ripreso tramite il Virtual Telescope Project in ottobre 2024

A sinistra due delle unità robotiche parte dell Virtual Telescope Project; a destra il quasar PSO J006.1240+39.2219 ripreso tramite il Virtual Telescope Project in ottobre 2024

Manciano (Grosseto), 4 novembre 2024 – Il cielo più stellato dell'Italia peninsulare, quello di Manciano, ha permesso di condurre una osservazione da record ai confini del cosmo, arrivando a riprendere un quasar (ovvero un nucleo galattico attivo che ospita un buco nero supermassiccio in accrescimento) oltre le lunghezze d'onda del visibile.

Il risultato, ottenuto dagli strumenti del Virtual Telescope Project, rappresenta un primato "su scala planetaria", considerato che "mai prima d'ora un telescopio di meno di due metri di diametro si era spinto così lontano nello spazio e indietro nel tempo".

Lo annuncia l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile scientifico del Virtual Telescope Project. Lo scorso aprile il suo team aveva diffuso un altro eccezionale risultato, ovvero l'osservazione del quasar SDSS J114816.64+525150.3, il più lontano rilevabile alle lunghezze d'onda della radiazione visibile. Un traguardo anch'esso da primato, dato che mai un telescopio da 350 millimetri di diametro si era spinto così lontano.

A ottobre è stata compiuta un'altra impresa ancor più memorabile, ovvero l'osservazione del quasar PSO J006.1240+39.2219, collocato nella costellazione di Andromeda e più lontano del quasar visto ad aprile. Questo oggetto "è così distante che la sua luce, osservata oggi dalla Terra, è partita 12,9 miliardi di anni fa, quando l'universo aveva 800 milioni di anni, contro l'età attuale stimata in 13,7 miliardi di anni", spiega Masi. L'osservazione di simili oggetti estremi presenta una doppia difficoltà: si tratta di sorgenti eccezionalmente deboli, data l'immensa distanza da noi, che non si rivelano nel visibile, bensì nell'infrarosso.

"A nostra conoscenza, mai un telescopio dal diametro inferiore ai 180 centimetri si era spinto così in profondità nello spazio e nel tempo", aggiunge Masi. "Un risultato che sarebbe stato giudicato impossibile prima di questa epocale impresa del Virtual Telescope Project e a cui contribuisce significativamente la qualità del sito osservativo, Manciano, il più puro da inquinamento luminoso dell'Italia peninsulare". Con ottima probabilità, continua l'esperto, mai nessun telescopio operante sul territorio nazionale si era spinto così lontano negli abissi dello spazio e del tempo.