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Secondo i giudici non ci sono elementi scientifici che confermino rischi delle onde elettromagnetiche
La colonia di pipistrelli che vive nella grotta del Sassocolato, appena fuori il paese di Castell’Azzara, può dormire sogni tranquilli, non ci sarebbero prove scientifiche che l’antenna della Wind la danneggi. È in sostanza questo il contenuto delle parole spese dal Consiglio di Stato che si è espresso sulla tanto dibattuta vicenda dell’antenna, chiamata da molti abitanti della "discordia". In sostanza, secondo i giudici, non ci sono prove che l’antenna di telefonia, alta circa 30 metri, danneggerebbe questi animali. L’antenna sorge a pochi centinaia di metri dalla grotta dove vivono un’importante colonia di questi pipistrelli, in uno dei punti più alti del paese. Proprio intorno al disturbo che le onde elettromagnetiche avrebbero dato agli animali verteva il ricorso al Consiglio di Stato presentato dall’Unione dei Comuni dell’Amiata grossetano e appoggiato dal Comune di Castell’Azzara e dalla Regione Toscana. Il ricorso aveva come obiettivo stoppare il funzionamento dell’antenna che tanti malumori aveva creato anche in paese. Qualche anno fa, addirittura, furono raccolte oltre 700 firme, molte le manifestazioni organizzate dai cittadini, alcuni presìdi furono organizzati davanti al municipio. Alla fine associazioni, cittadini e amministratori si trovarono a fronteggiare la battaglia dalla stessa parte della barricata.
Adesso il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso, mette la parola fine su questa vicenda e condanna l’Unione dei Comuni, il Comune di Castell’Azzara e la Regione Toscana ha pagare 4 mila euro di spese di lite la società Wind.
Si chiude così un capitolo di Catell’Azzara, una storia che per certi versi ha toccato negli ultimi anni la gran parte dei cittadini. L’antenna non era ben vista da molte persone perché aveva – e ha tutt’oggi – un impatto visivo sull’ambiente e sul territorio. Si trova infatti a pochi centinaia di metri dall’ingresso della riserva del Monte Penna. La strada per Castell’Azzara e i suoi abitanti si era messa in salita già il 9 maggio del 2022, quando una sentenza del Tar spiegò che non esistevano i presupposti per bloccare l’antenna. Da lì l’ultima azione, quella di rivolgersi al Consiglio di Stato.
Nicola Ciuffoletti