MATTEO ALFIERI
Cronaca

Venator, quale futuro?. I sindacati incalzano: "L’azienda ora decida"

Al tavolo del ministero con le istituzioni c’erano anche Cgil, Cisl e Uil "Investimenti o dismissioni: è il momento di uscire allo scoperto".

Una delle numerose manifestazioni di protesta davanti alla Venator (Foto Agostini)

Una delle numerose manifestazioni di protesta davanti alla Venator (Foto Agostini)

SCARLINOIl nodo Venator è ad un punto cruciale. I sindacati, oltre alle istituzioni, hanno deciso di seguire passo dopo passo una vicenda importante per oltre 200 lavoratori maremmani. "Questo primo approccio - spiegano gli esponenti di Cgil e Filctem, Monica Pagni, Fabrizio Dazzi, Riccardo Tosi e Fabio Berni - è stato ovviamente di natura interlocutoria. Come ci aspettavamo al tavolo non era presente Venator Corporate, mentre si è presentato il management della controllata Venator Italy srl. L’azienda ha descritto le cause della crisi e le modalità che hanno portato al fermo impianto di ormai 18 mesi e ribadito le proprie difficoltà di natura finanziaria che non permettono al momento il mantenimento in stand-by dell’impianto ed i lavoratori in "contratti di solidarietà" oltre il 30 giugno. Su questo fronte si attende lo sblocco di un credito verso il ministero dell’Ambiente legato alla rivalutazione dei "certificati bianchi" riguardanti le emissioni di Co2 che potrebbe portare un po’ di liquidità nelle aride casse aziendali. Nella discussione con i rappresentanti del ministero Giampiero Castano, è emersa la priorità di rilanciare la fabbrica e garantire la produzione del biossido di titanio in Italia e l’occupazione nella provincia di Grosseto. Ma anche come sarebbe stato opportuno attivare il tavolo del Ministero già da molto tempo come Cgil e Filctem hanno più volte sottolineato".La multinazionale deve infatti decidere come gestire il proprio impianto produttivo di Scarlino, può decidere tra rilancio, investimento o dismissione, ma non può continuare a "non decidere" come adesso, lasciando al lento declino e degrado sia gli impianti che i lavoratori ancora presenti. "Da luglio 2023 la produzione è ferma e non riprenderà senza un miglioramento sensibile delle condizioni di mercato - ha aggiunto Walter Bardelloni della Ultec - Attraverso Salvatore Sini funzionario della Segreteria nazionale dell’organizzazione sindacale, si è rivolta a Mattia Losego, dirigente del Mimit delle Politiche per la risoluzione delle crisi e Giampietro Castano, consigliere del ministro". "Chiediamo chiarezza al management della ’corporate’ - ha ribadito il dirigente sindacale - per comprendere il perchè sia fermo a livello produttivo solo lo stabilimento italiano rispetto agli altri quattro presenti in Europa e nel mondo. Comprendere questa scelta aiuta a stabilire le volontà di Venator sul sito". "L’incontro è stato senza dubbio positivo; tra l’altro è un tavolo che si è attivato velocemente, dopo l’apertura del tavolo di crisi in Regione Toscana della settimana scorsa - ha aggiunto Gian Luca Fè, segretario generale Femca Cisl Grosseto Siena - Questo passaggio segna l’inizio di un percorso che, ci auguriamo, porti il prima possibile ad avere certezze sul futuro dell’azienda. L’impegno preso dal Ministero è portare la multinazionale proprietaria dell’impianto di Scarlino a informare, in modo trasparente, su cosa fare di quell’impianto produttivo. Sappiamo, e lo ha confermato anche l’amministratore di Venator, che l’impianto è pronto a riaprire e che in questo anno e mezzo di fermo sono state fatte tutte le procedure necessarie a renderlo attivo allo scopo. Se si vuole continuare a credere in questo stabilimento occorre dichiararlo e lavorare in questo senso; in caso contrario - chiude Fè - la multinazionale deve comunicare le proprie intenzioni".