GROSSETO "Se mi chiamano dico tutto, alle 5 mi portano al lavoro, poi mi riportano alle 20 o alle 22". Questo il contenuto di una delle telefonate oggetto di intercettazione riportata durante la giornata sul caporalato. L’iniziativa è stata promossa da Cgil Grosseto, Cia Agricoltori Grosseto, Libera, Legambiente, Avviso pubblico, patrocinata da Regione Toscana, Provincia di Grosseto e Comune di Gavorrano. Si tratta di una telefonata che è stata tra quelle oggetto delle indagini che dal maggio del 2023 hanno portato ai primi provvedimenti emessi circa un anno dopo. Provvedimenti dai quali è emersa l’attività di caporalato radicatasi nella zona di Riotorto, a discapito di lavoratori per la maggior parte di origine pakistana. I caporali facevano parte di aziende che avevano sede legale anche in Maremma.
"Raccogliere le testimonianze dei giovani vittima di caporalato è stato particolarmente doloroso – spiega Giorgio Poggetti, assessore di Follonica, che ha raccontato la sua testimonianza – molti giovani erano in Italia perché avevano genitori anziani non più capaci di provvedere alla famiglia, altri avevano parenti malati bisognosi di denaro per sopravvivere. Gli sfruttatori erano i loro stessi connazionali come spesso succede in casi come questo. Erano in Italia da anni e avevano carpito quali erano i punti debolezza della nostra legislazione, facevano parte di ditte con sede legale in provincia di Grosseto". In quel maggio 2023, fu stata evidenziata una delle attività di caporalato più estese in Maremma. Più evidente rispetto ad altre che, purtroppo, non hanno smesso di emergere anche più recentemente.