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Non è un paese per giovani. Maremma, under 30 ancora in calo, “Scarsa offerta formativa”

Il presidente della Provincia, Francesco Limatola, analizza i dati della Cgia. “Un saldo demografico negativo che neanche l’immigrazione colma. Non ci sono risposte adeguate di studio. E abbiamo le buste paga molto basse”

Grosseto, 7 febbraio 2025 – La Maremma non è un paese per giovani. A dire il vero, da una ricerca fatta al Centro studi Cgia che prende in considerazione il decennio appena concluso (2014-2024), il calo della presenza demografica registrata nella fascia tra 15 e 34 anni in provincia di Grosseto è piuttosto in linea con quella nazionale.

Anzi, è addirittura migliore. Ma se il calo registrato nell’intero Paese è del -5,8 per cento, va detto che a spingere in basso la media è il calo consistente registrato nel Mezzogiorno, che ha toccato il -14,7. La media della Toscana, invece, si attesta appena a -1,4 ed è sicuramente un dato molto più incoraggiante di quel -4,8 registrato in provincia di Grosseto.

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Notevole il calo demografico di under 30 in Maremma: le istituzioni si interrogano e cercano soluzioni

In riferimento al panorama regionale, si sono comportati peggio solo Arezzo (-6,6) e Massa Carrara (addirittura un -10,1). Per fare un paragone con altri ambiti europei, la Spagna ha un calo del -2,8 mentre altri Paesi hanno il segno positivo, come la Francia che guadagna un seppur timido +0,1 oppure la Germania con un più consistente +1,7.

I campioni sono i Paesi Bassi, con un sonoro +10,4. Insomma, la bella Maremma, terra di bei paesaggi e tradizioni, sembra vada sempre più stretta alle nuove generazioni. E questo si lega a un saldo demografico in rosso ormai da tempo.

Tanto per citare un dato, i nati a Grosseto del 1943 furono 3.297, quelli del 2023 si sono fermati a 1.099. “Siamo la provincia più vecchia della Toscana – spiega il presidente della Provincia, Francesco Limatola, sindaco di Roccastrada – con un saldo demografico negativo da tempo, che non è più colmato nemmeno dall’immigrazione, il che la dice lunga sulla narrazione che ci vorrebbe invasi. La verità è che i giovani non trovano risposte adeguate sia in termini formativi sia in termini occupazionali”.

Un polo universitario più strutturato garantirebbe un’offerta più articolata. E si sa che non è così infrequente che chi cambia città per studiare poi finisca con il mettere radici altrove. Ma anche dal punto di vista lavorativo sembra che la Maremma abbia una marcia in meno. “Siamo alla posizione 85 in Italia – spiega Limatola – per i redditi. La questione salariale che riguarda la nostra provincia è sempre più importante”.

È un dato che riguarda da vicino la struttura economica del territorio e la sua composizione. “Uno studio dell’Irpet uscito lo scorso luglio – aggiunge Limatola – afferma che i redditi più alti si trovano dove ci sono imprese manifatturiere, di dimensioni medio-grandi, con una buona capacità di esportazione. Noi, invece, abbiamo poco manifatturiero, tutte imprese piccole e spesso addirittura familiari, e pochissimo export”. Su questi aspetti la Provincia, insieme a Camera di commercio e associazioni di categoria, sta cercando di tracciare qualche nuova traiettoria per uscire dal pantano. Cambiare mentalità. Trovare, cioè, una visione di sviluppo che vada oltre a quell’immagine rurale e anche un po’ arretrata di cui la Maremma per prima, troppo spesso, un po’ si compiace.

Riccardo Bruni