Grosseto, 16 settembre 2021 - I costi delle materie prime alle stelle mettono al palo centinaia di aziende dell’agroalimentare toscano. E’ una situazione insostenibile per gli allevatori, già vessati dalla crisi determinata dalla pandemia. Le materie prime per l'alimentazione degli animali sono aumentate mediamente tra il 20 e il 40 per cento. Qualche esempio? Se il mais costava 30 euro al quintale, ora è a 40 euro, il panello di semi di soia da 75 è passato a 105 euro.
A lanciare l'allarme è Fabrizio Tistarelli, presidente Fedagripesca Confcoperative Toscana e di Latte Maremma, il consorzio che associa 50 aziende grossetane conferitrici di 20 milioni di litri di latte all’anno, che ha appena compiuto i 60 anni di attività. «Ci sono stati grossi accaparramenti di materie prime da parte di paesi extra europei che hanno avuto un effetto speculativo sui prezzi. Il rincaro delle materie prime non coincide con l’andamento del mercato. Il Covid, inoltre, ha spostato i consumi dal latte fresco utilizzato in bar, hotel e gelaterie a quello a lunga conservazione, preferito dalle famiglie”. E le aziende della zootcnica soffrono.
“Bisogna creare le condizioni per garantire un’adeguata remunerazione del lavoro degli allevatori, altrimenti – sottolinea Tistarelli – si mette a rischio l’intera filiera e allo stesso tempo si deve continuare a garantire ai consumatori prodotti sicuri e di qualità, che sostengono l’economia, il lavoro e i territori italiani. Chiederemo perciò alle istituzioni un potenziamento del sostegno alle imprese per il benessere animale e l’apertura di un bando per favorire il consumo di latte locale».