CHIARA TENCA
Cronaca

A passi di danza oltre le barriere. Kledi alla scuola di via Gianturco: "Arte e disciplina contro il bullismo"

Il celebre ballerino ha tenuto uno stage alla Rl Dance Studio insieme ai maestri Di Stani e Cidale

Il celebre ballerino ha tenuto uno stage alla Rl Dance Studio insieme ai maestri Di Stani e Cidale

Il celebre ballerino ha tenuto uno stage alla Rl Dance Studio insieme ai maestri Di Stani e Cidale

È tornato per la terza volta alla Spezia, ospite della scuola RL Dance Studio di via Gianturco, dove ha tenuto uno stage di danza moderna. Da molti è conosciuto come volto televisivo, ma per chi si muove sulle scarpette da ballo è molto di più: un maestro, capace di trasmettere la sua arte forgiata nel paese natale, l’Albania, e affinata in Italia, diventata una seconda casa. Kledi Kadiu parla del sodalizio con la scuola dei maestri Niccolò Di Stani, coordinatore dell’evento, e Monica Cidale, presidente, ma anche della passione di una vita e di come essa s’intreccia con la società.

Kledi, il suo è un gradito ritorno.

"Sì, conosco Niccolò da alcuni anni, frequenta i miei stage e mi ha invitato di nuovo qui a RL Dance Studio: mi sono trovato bene, è molto aperto come mentalità, a differenza di quanto accade in altre realtà, e ha capito il valore, per i propri allievi, di provare queste esperienze".

Ci parli dello stage.

"Il programma, di danza moderna, si è delineato al momento. Ogni volta è diverso, diventa una lezione in più e un’esperienza in sé. Chi partecipa vuol provare qualcosa di nuovo e questo ha a che fare con la personalità”.

Cosa le piace di RL Dance Studio?

"Indubbiamente l’entusiasmo. Si insegna una disciplina molto bella, che tutti amano e che insegna valori importanti, come la condivisione, lo stare insieme e l’abbattimento delle barriere".

Si riferisce a chi non vuole, per colpa di certi stereotipi machisti, che i ragazzi si avvicinino alla danza?

"Purtroppo si sentono ancora questi discorsi, anche se molto meno rispetto al passato, seppur sia una disciplina sana e senza etichette. Allargando il discorso, oggi le cronache sembrano quasi un bollettino di guerra: soltanto pochi giorni fa un ragazzo si è suicidato per colpa del bullismo e purtroppo non è stato il primo. Non è facile gestire questi fenomeni, che hanno a che fare molto con l’educazione in famiglia dei giovani. Questo è un momento delicato e il mio auspicio è che chi subisce questi comportamenti si rivolga ai genitori: magari si ha paura di fare brutta figura e di esser bollati, ma tener dentro il disagio fa male e purtroppo si arriva a compiere gesti tragici. Ascoltare questi ragazzi è la chiave per arrivare ad una soluzione, portando a galla comportamenti che per un bambino o un adolescente possono diventare macigni".

Torniamo alla danza: cos’è per lei e come ha forgiato la sua arte?

"Io sono grato a un passato di studio molto rigido, di cui capisco ancora di più il valore oggi, quando vedo le nuove generazioni sotto lo scudo di genitori che li riparano dai rimproveri degli insegnanti. Grazie a Dio ho avuto questo tipo di formazione (si è diplomato in danza classica e moderna all’Accademia Nazionale albanese, ndr.) e non la cambierei. Adesso è diverso sia in Albania che in Italia, con un’evoluzione in negativo: sono saltati le figure e i parametri. Riprendo, quindi, il tema del bullismo che è una delle conseguenze di questo stato: alcuni ragazzi alzano le mani e i genitori li giustificano come se fosse una sciocchezza, ma attenzione perché possono diventare gesti fatali".

Dall’alto della sua esperienza, se dovesse dire a qualcuno “Inizia a far danza”, per quali ragioni lo consiglierebbe?

"È un allenamento quotidiano, non soltanto per il fisico, ma anche per la testa: forse l’unica forma di arte in cui si usa e si parla con l’anima al di là delle gambe e del corpo. È molto importante anche la parola tramite il movimento e si rimane eternamente giovani: il corpo allenato è in forma e aiuta anche nel portamento. Tanti, soprattutto ragazze, la praticano anche per il modo di porsi e camminare. Non è detto che la maggioranza di questi ragazzi farà questo mestiere, anche perché oggi non conviene trasformarlo in un lavoro: è un momento triste. Chi potrebbe decidere le sorti non fa niente per cambiare ed è anche una questione di cultura. Detto ciò, se riesci a renderla la tua professione, hai fatto bingo".