MARCO MAGI
Cronaca

A tu per tu con Bartolomei. 'Vorrei sposare Pamela. Ma devo chiederglielo'

Bartolomei si racconta, da adolescente a fare il tifo sugli spalti fino alla massima serie. E da dicembre dello scorso anno è diventato papà

La Spezia, 21 ottobre 2020 - Se sei nato a Lucca, hai giocato nella Massese (a lungo), nel Pontedera e pure nella Reggiana, e sei comunque amato dai tifosi dello Spezia, devi possedere un segreto. È l’anima del guerriero leale, quella che vive in Paolo Bartolomei (nella foto con la compagna Pamela).

Una bella soddisfazione, no?

"Non ho mai sentito una mezza parola sulla mia origine toscana. Certo – sorride il centrocampista –, chissà però quante me ne avrebbero dette se non mi fossi comportato bene!".

Ha mai visto un Lucchese-Spezia?

"No, ma da adolescente qualche volta in curva sono stato e ricordo delle sfide agguerrite con il Pisa, in C1".

Due sorelle più grandi, un fratello più piccolo. E la sua famiglia di oggi?

"Pamela e Samuele. Ho conosciuto la mia compagna 11 anni fa in un pub e da allora siamo una coppia. Poi, il 24 dicembre dello scorso anno, è nato mio figlio (a Lucca, ndr) e tutti e tre insieme viviamo a Lerici".

È arrivato il momento del matrimonio?

"Vorrei sposarmi. Devo ancora chiederglielo, lo farò presto, con una bella proposta".

Un punto che potrebbe favorire il ‘sì’ di lei: in casa si occupa delle faccende?

"Lavare i piatti lo odio, menomale che c’è la lavastoviglie! Mi piace cucinare, anche se seguo un regime alimentare con cibi semplici. Durante la quarantena mi sono sbizzarrito, ho impastato gli gnocchi seguendo gli insegnamenti di mia mamma. E poi mi occupo del bimbo".

Dopo qualche apparizione in C2 a 17 anni, con il fallimento del Castelnuovo, si ritrova a disputare quattro campionati in Eccellenza, poi in Serie D. A 24 anni pensava che la sua carriera avrebbe orbitato definitivamente nei dilettanti?

"Anche nelle serie minori mi continuavo a dire che sarebbe successo qualcosa. Tornato nei pro col Pontedera, sapevo di non potere più sbagliare e così approdai al Teramo, in B. Nuovo colpo di sfortuna, con il declassamento per il calcioscommesse (della stagione precedente); mi cadde il mondo addosso ed eccomi di nuovo in Lega Pro, con la Reggiana e seppur non fu una delle mie migliori annate, arrivò la chiamata del Cittadella tra i cadetti, un trampolino con cui sfiorai la A, per poi raggiungere Spezia. Il resto è storia recente, ma di fondo amo emergere e prendermi le mie responsabilità".

Qualcuno glielo avrà sempre detto: ‘cosa ci fai in queste basse categorie’?

"Non una persona in particolare, però, fra i dilettanti, mi parevano frasi di circostanza. I commenti degli ex professionisti, invece, mi caricavano".

Se non il calciatore... cosa?

"Il montatore meccanico in fabbrica, come avevo studiato".

Faceva l’album della Panini? Che effetto fa vedersi nelle prime pagine?

"Fin da bambino. È stato emozionante il primo anno di B trovare la mia figurina davanti ai miei nipoti e a mio fratello (diciannovenne terzino della Lucchese, ndr). Attaccare quella della Serie A sarà incredibile".

A quale giocatore famoso vorrebbe assomigliare?

"Da piccolo tifavo per la Juventus ed ero innamorato di Del Piero, era il più forte in quel periodo. Nel mio ruolo, attualmente, ce ne sono molti che ammiro come lo interpretano, ad esempio Vidal e Barella".

Cosa le dicono più spesso i suoi compagni?

"Di calmarmi. In qualche partita sono talmente carico, che cerco sempre di spronare tutti, in senso positivo naturalmente".

Fra vent’anni come si immagina?

"Allenatore o procuratore sportivo. E vorrei essere in forma, almeno per le partitine di calcetto in compagnia".

È di quelli con il cellulare sempre in mano?

"Quando sono solo, lo ammetto, sì. Ma con il bimbo in casa evito di usarlo, voglio dedicargli il massimo del tempo".

La più grossa figura di m... che ha fatto?

"Tante – ride –, se ci fosse un amico qui vicino ne avrebbe da raccontare...".

Qualcosa di pazzo con gli amici?

"Da giovane, diversi anni fa, andammo a cena in un bel gruppo e prima ci dicemmo ‘mi raccomando, questa volta, comportiamoci bene, non si beve’. Alla fine eravamo talmente brilli che nessuno guidò".

Tatuaggi ben evidenti i suoi: quanti ne ha e qual è il più significativo?

"Non saprei, ma li ho e grandi in tutte e due le braccia, un polpaccio, una coscia e nell’inguine. Quelli a cui sarò più affezionato... sono i prossimi due, con il nome di mio figlio e la sua data di nascita".