
L’"orco" era il vicino di casa del quale i genitori si fidavano ciecamente, tanto da affidargli la custodia dei figli quando si presentavano degli impegni che li costringevano ad assentarsi da casa. Lui, un uomo sposato di 66 anni, è stato ieri condannato a cinque anni di reclusione perché ritenuto responsabile del reato di violenza sessuale su minore, una bambina di neppure 10 anni, che era solita chiamarlo "nonno". La sentenza è del gup Mario De Bellis all’esito del rito abbreviato chiesto dall’avvocato difensore Riccardo Balatri. Il pm Federica Mariucci aveva chiesto 6 di anni. Ma, al di là dello sconto di un anno rispetto alle aspettative della pubblica accusa, il dispositivo pesa come un macigno per le pene accessorie e la condanna al risarcimento del danno, istanza per la quale si sono battuti gli avvocati di parte civile Massimo Lombardi e Sabrina Romagnoli: 30mila euro di provvisionale da pagare subito (10mila ad ogni genitore, 10mila alla bimba) nella prospettiva della causa civile per la quantificazione dell’intero ammontare del danno.
La terribile storia dei giochi proibiti del nonno emerse il 18 febbraio del 2019. Quel giorno i genitori avevano affidato la piccola al vicino perché erano dovuti correre in ospedale alla Spezia per sottoporre l’altro figlio minore ad esami urgenti. La sera erano rientrati a casa; quando la mamma mise a letto la bimba si accorse che le sue mutandine erano insanguinate. Una scoperta sconvolgente, accompagnata dalla rivelazione della piccola. "Il nonno, quando eravamo soli. mi ha toccata, accarezzata e baciata dove voi non lo fate mai".
Era cosi scattata la denuncia; erano seguite le indagini di carabinieri di Sarzana. In pista anche un perito per accertare, attraverso il test del Dna, l’esistenza sui slip di tracce biologiche dell’uomo. La comparazione diede riscontro. Non solo: la consulenza tecnica sul cellulare e su altri dispositivi mobili usati dal pensionato, hanno consentito di trovare immagini di rapporti sessuali tra cui alcuni con minorenni. La bambina era poi stata ascoltata nel corso di un incidente probatorio; il suo racconto era stato ritenuto credibile. Così il gip Fabrizio Garofalo aveva disposto gli arresti domiciliari del "nonno".
Ieri la sentenza di condanna. Oltre alla pena a 5 anni di reclusione, anche le pene accessorie: divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori; divieto si svolgere lavori che prevedano contatti con minori; un anno sorveglianza speciale al termine dell’espiazione della pena detentiva.
Grande soddisfazione da parte degli avvocati Lombardi e Romagnoli per il verdetto perseguito. L’avvocato difensore Balatri è tranchat: "Le sentenze non si commentano, si impugnano".
Corrado Ricci