
Il suo largo sorriso non si è mai spento, neanche quando, due anni fa, gli è stato diagnosticato quel brutto male. Quello stesso terribile male che l’altra notte se l’è portato via. Dino Morelli aveva soltanto 49 anni, compiuti a fine febbraio. Era molto conosciuto nel mondo del calcio, che aveva frequentato fin da bambino dalle giovanili del Don Bosco, dove, con il numero 1 sulla schiena, balzava da un palo all’altro respingendo ogni pallone con irruenza. La stessa vivacità, la stessa energia, che ha sempre avuto nell’affrontare ogni giorno, con la voglia di scherzare e di ridere, approcciando ogni problema con semplicità, ma con un forte senso di responsabilità. Il suo vocione, la sua allegria erano noti a tutti. Proprio tra le fila rossonere dei salesiani, allenato da Giancarlo Franceschini, da ragazzino aveva mantenuto un lungo periodo di imbattibilità, tanto da meritare titoli enfatici sui quotidiani di allora. Era già un ‘portierone’, con una grande stazza e una spericolatezza difficile da emulare. Poi il passo nella prima squadra del Don Bosco, in categoria, e anche un’annata in prestito all’Azzurri Rivalsa, senza dimenticare mai i tornei a 7, che poi lo hanno catapultato per diversi anni nel mondo della Lega Uisp. Prima nella storica Longobarda, con un affiatato gruppo di amici, poi nella super vincente Locanda Alinò anche nella sezione Over 40 degli ultimi anni, mentre nel calcio a 11 ha proseguito nel Cerulli. Ah, una particolarità che l’ha sempre contraddistinto: portiere sì, ma dai piedi buoni. Per questo tutta la sua avventura dopo il Don Bosco era proseguita da attaccante con un vizio eccellente del gol, e poi anche da centrocampista. Il vecchio ruolo tra i pali lo riprendeva saltuariamente, quando, in alcune occasioni, venivano a mancare i portieri titolari (a volte con il Valeriano Favaro Alinò), lasciando sempre tutti di stucco, per capacità e spirito. Dal calcio giocato a quello osservato, per Morelli, ha sempre voluto dire solo e soltanto una cosa: lo Spezia. Con gli amici di sempre (Michele, Guido, Riccardo, Maurizio, Francesco, Antonio, Roberto, Marco, Alessandro e Cristian tra gli altri) quelli della sala giochi Chessa (ormai chiusa da anni) e poi con quelli venuti dopo (Loris, Andrea, Matteo e Cristiano ad esempio), in numerose trasferte, compresa quella del 1° maggio di 15 anni fa, quando gli aquilotti conquistarono dopo 55 anni la promozione in Serie B a Padova. Dino Morelli che, dopo un periodo da operaio, ricopriva il ruolo di responsabile alla Metalluminio, lascia nel dolore l’amata moglie Monica e gli adorati figli Filippo ed Elisa. I funerali si terranno nella cappella dell’ ospedale Sant’Andrea, domani alle 15. Alla famiglia le più sincere condoglianze da chi scrive, in particolare, e da tutta la redazione de ‘La Nazione’.
Marco Magi