di GIanluca Tinfena
"Con la costanza e il duro lavoro arriveranno sempre belle soddisfazioni". È questo il mantra social di Ardian Ismajli, il muro difensivo dello Spezia che ha saputo con pazienza e sacrificio guadagnarsi spazio nell’undici titolare di mister Italiano in questo 2021. La costanza di rendimento con prestazioni convincenti ha portato Ismajli a diventare anche titolare nella nazionale dell’Albania allenata dall’esperto tecnico italiano Edy Reja. Sono 11 fino ad ora le presenze stagionali del difensore kosovaro naturalizzato albanese in maglia bianca, 9 totalizzare da inizio 2021. Insieme a Estevez e Leo Sena, Ardian Ismajli è una delle scommesse estere sulle quali in estate ha puntato il direttore sportivo Meluso. Com’è nata l’opportunità di approdare in estate allo Spezia?
"Giocavo da molte stagioni ormai nell’Hajduk Spalato nel campionato croato e dopo un’annata particolarmente positiva ho attirato l’attenzione di alcuni club dei principali campionati europei. Ho ricevuto diverse offerte, ma il progetto che lo Spezia ha per il futuro e le condizioni che mi sono state prospettate mi hanno convinto di più rispetto ad altre prospettive. E con il senno di poi ribadisco che ho scelto il meglio per la mia crescita".
Quando nasce la tua passione per il calcio? E quali sono i tuoi altri interessi nel tempo libero?
"Il pallone è la mia passione fin da bambino che ha accompagnato in positivo tutte le fasi della mia vita. Ho iniziato da piccolo nel Korriku, la migliore scuola calcio di Pristina. Ho ereditato l’amore per il calcio da mio padre che ha giocato da ragazzo ed è rimasto un grande appassionato di questo sport. Il mio giocatore di riferimento è sempre stato Sergio Ramos del Real Madrid. Il mio sogno da piccolo era quello di giocare nei cinque campionati più forti d’Europa, in particolare in Serie A che seguivo alla tv e dai giornali con grande interesse. Esserci riuscito con lo Spezia è stato davvero un sogno e dopo alcuni mesi di ambientamento posso dire di essere davvero felice. Nel tempo libero mi piace molto leggere, ma anche guardare film e documentari alla televisione".
Nel 2017 dopo la trafila nell’under 21 hai esordito nella nazionale del Kosovo proprio in una sfida amichevole contro l’Albania, poi dal 2018 ad oggi hai scelto di vestire la maglia della nazionale albanese. Come mai questa scelta?
"Giocare per la nazionale albanese è un grande sogno perché questa nazionale rappresenta tutti gli albanesi che si sono separati dopo la fine della guerra in 6 paesi della ex Jugoslavia e quelli ovviamente che vivono in altre parti del mondo, mentre la nazionale del Kosovo rappresenta solo il Kosovo. Giocare per la nazionale albanese è un privilegio, ma seguo ancora con grande affetto anche il Kosovo dove sono nato e cresciuto calcisticamente".
Da bambino hai vissuto un periodo particolarmente difficile come quello della guerra del Kosovo. Quei ricordi quanto hanno inciso sulla tua crescita e sulla tua personalità?
"Durante la guerra in Kosovo ero piccolo, ma ricordo ancora la presenza in Kosovo dell’esercito, della polizia e dei paramilitari. Sono stati anni orribili e ho vissuto per mesi con la paura che potesse succedere qualcosa di brutto alla mia famiglia. Questa violenza e paura ha contributo a farmi crescere più forte caratterialmente e avere una personalità prima del tempo, insomma crescere più in fretta. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle scene terribili che non auguro a nessuno di vivere".
Sei stato protagonista anche recentemente con la maglia della tua nazionale nelle gare di qualificazione della scorsa settimana. Hai amici tra i colleghi che giocano nel campionato italiano?
"Certo che si. In nazionale siamo un bel gruppo molto unito e siamo in tanti a giocare in Italia. Il movimento del calcio albanese negli ultimi dieci anni è davvero cresciuto molto e abbiamo tanti giocatori bravi. Quelli con i quali ho legato di più che giocano in squadre italiane sono Berisha della Spal, Hysaj del Napoli, Kumbulla della Roma e Djimsiti dell’Atalanta".