Sono la forza lavoro di un’economia d’eccellenza, ma stentano a trovare una casa in affitto. Il controsenso di un territorio che può contare sui colossi della cantieristica ma che non riesce a dare risposte sociali a chi vi lavora. Stiamo parlando delle migliaia di lavoratori dell’indotto del settore navale e nautico, per i quali sta diventando difficile anche trovare un alloggio dove dormire. Il volano turistico, che dal centro alla periferia ha trasformato migliaia di abitazioni in affittacamere e bed&breakfast, ha ridotto al lumicino le possibilità di ottenere una sistemazione in affitto. Le case in locazione sono poche, e quelle poche vengono ’offerte’ a canoni fuori portata. Così, ci si arrangia alla bell’e meglio: non è un mistero che nei quartieri periferici della città, piccoli appartamenti di 50 metri quadrati garantiscano un tetto sopra alla testa a sette, otto lavoratori contemporaneamente. "Purtroppo la situazione è questa, non si trovano case in affitto e quelle che ci sono sono vendute a prezzi altissimi" spiega Gianni Balducci, presidente Fima Confcommercio, che fotografa una situazione sempre più difficile. "Molto complicata – puntualizza Balducci – e lo diventerà ancora di più a settembre, quando a cercare casa saranno anche gli studenti del Campus universitario. Sul tema dei lavoratori fuori sede va impostato un ragionamento più ampio. Quello dei bengalesi è un solo uno dei tanti esempi di ciò che sta accadendo: non trovano alloggi in affitto, eppure hanno stipendi tali che qualche istituto di credito ha cominciato a concedere finanziamenti, aiutando questi lavoratori a comprare casa. Molti di questi lavoratori stanno cercando piccole abitazioni da acquistare: chi riesce, spesso affitta una o due stanze ai connazionali, così da ripagarsi il mutuo".
Un modo che rappresenta al momento l’unica alternativa, anche alla luce degli affitti con cui vengono proposte le poche case. "Fino a due anni fa, una piccola abitazione la potevi trovare anche a 400 euro, oggi ce ne vogliono almeno 700 – dice Balducci – mentre per le abitazioni più grandi spesso si superano anche i 1200 euro al mese. Non ci sorprendiamo, quando poi veniamo a sapere di sette, otto lavoratori che dividono la stessa abitazione". Una soluzione a questo problema ancora non c’è, anche se secondo indiscrezioni alcuni colossi della cantieristica starebbero lavorando a iniziative per andare incontro ai lavoratori: alcuni marchi del Miglio Blu starebbero infatti battendo la città in cerca di alloggi da acquistare epoi mettere a disposizione dei lavoratori. "Innanzi tutto, la speranza è che le migliaia di abitazioni che in questi anni sono state adattate ad affittacamere, possano fare il percorso inverso per essere nuovamente affittate a lavoratori e più in generale a chi vi necessita – dice Balducci –. Di certo manca un seria politica abitativa, un ’Piano casa’ che possa dare soluzioni a questi problemi. Decenni fa, le grandi industrie costruivano palazzi, per poi vendere con la formula dell’affitto a riscatto o cedere in locazione, gli alloggi ai lavoratori: perche non riproporre questo modello? La cantieristica funziona perchè ci sono tanti lavoratori, ed è giusto cercare di dare loro delle risposte".