
di Elena Sacchelli
"La mia salute, quella dei miei dipendenti e anche quella dei clienti in attesa, vale molto di più di qualsiasi delirio". E’ lo sfogo di Alessandro Accame, titolare della Farmacia dell’Ospedale di piazza Garibaldi, conosciutissimo e apprezzato da tutti per la sua disponibilità: è innamorato del suo lavoro, ma è anche stanco di doversi confrontare ogni giorno con situazioni che non stenta a definire "inaccettabili". Il problema, a sua detta, non risiede affatto nella mole di lavoro che negli ultimi tempi, a causa della pandemia da coronavirus, è inevitabilmente cresciuta, ma nel caos dettato da direttive che cambiano di continuo e sono poco chiare, dal rimpallo di responsabilità e dalla mancanza di buon senso di tante persone. Un esempio? Presto detto.
"Ieri in farmacia – racconta il dottor Accame – si è presentata una persona pur consapevole di essere ancora positiva al covid e sintomatica: malgrado questo pretendeva che le effettuassimo un tampone per liberarla dalla quarantena. Non ci volevo credere e chiaramente oltre ad aver rifiutato di farglielo, l’ho accompagnata alla porta". Inutile dire che la criticità sollevata da Alessandro Accame può essere estesa anche ad altre farmacie che si sono ritrovate in situazioni simili; i problemi più grandi sono stati riscontrati da quando le direttive da Alisa, in vigore dal 10 gennaio, hanno allargato le modalità attraverso cui poter sancire la guarigione dei pazienti positivi al covid. Infatti, non è più necessario il tampone molecolare dell’Asl, ma per diagnosticare il covid e anche per sancire il termine della quarantena e dell’isolamento, è sufficiente risultare negativi a un tampone antigenico effettuato in farmacia, dal medico di famiglia o in laboratori privati. Insomma, ad eccezione del test ‘fai da te’ vale tutto: un sistema adottato per evitare che chi, pur negativizzato, sia costretto a restare in casa in attesa di una risposta dell’Asl che, soprattutto negli ultimi tempi, a volte tarda ad arrivare per il sovraccarico di lavoro dovuto all’emergenza sanitaria. Ma medici e farmacisti sono davvero dotati di tutte le precauzioni per svolgere questi compiti in piena sicurezza? "Non abbiamo gli stessi dispositivi del personale Asl che, giustamente, per effettuare i molecolari è bardato dalla testa ai piedi – prosegue Alessandro Accame – Sia chiaro: in quanto farmacista sono felice che ci sia stato affidato questo compito che è anche gratificante a livello umano. Siamo un punto di riferimento per gli utenti ed è bello sapere di svolgere un lavoro così utile alla collettività, ma serve uno sforzo da parte di tutti per non rischiare di fare più danni che altro". L’Asl è in affanno e il personale in forza, da solo, visto l’aumento esponenziale dei casi esplosi a cavallo tra le festività natalizie, non riesce a soddisfare tutte le richieste dell’utenza. Medici e farmacisti sono disposti a fare la propria parte, ma in sicurezza. Il telefono delle farmacie squilla costantemente e si cerca di accontentare tutti, certe richieste però vengono avanzate senza alcun criterio. "Una signora mi ha assicurato che il suo medico le aveva detto di venire in farmacia a provare a fare il test di fine malattia anche se aveva ancora sintomi – ha concluso Accame – Non lo accetto, non è normale. Prima di venire qui e rischiare di impestare dipendenti e pazienti in coda, sarebbe opportuno almeno fare una prova a casa con il test fai da te".