
Dopo dieci anni, si è chiuso ieri con l’assoluzione il processo nei confronti del medico ortopedico Maurizio Vanni. Il collegio presieduto da Gianfranco Petralia con giudici a latere Marinella Acerbi e Stefania Letizia lo ha riconosciuto non colpevole di concussione e abuso d’ufficio, accogliendo la tesi difensiva degli avvocati di fiducia Giuliana Feliciani e Valentina Antonini (nella foto). La fine di un incubo per il professionista, per sei anni sospeso dal servizio all’Asl 5 e solo nel 2017 rientrato per effetto di una sentenza del giudice del lavoro. Il pm Claudia Merlino aveva chiesto 9 anni e 2 mesi per le presunte richieste, nell’ambulatorio dell’Asl, ad alcuni pazienti per indurli a fruire delle prestazioni nel suo studio privato. Una concussione, a volte secondo l’accusa consumata, altre volte tentata, con di trattamenti che lì per lì lenivano il dolore ma non risolvevano il problema, che poi si ripresentava; di qui anche l’ipotesi di reato di truffa, che però non è stato procedibile in mancanza di querela delle parti lese. I fatti, emersero da un’inchiesta congiunta svolta dalla squadra mobile e dalla guardia di finanza, coordinate dal pm Luca Monteverde. Un processo tormentato, con variazione in corso del collegio per il trasferimento in altra sede di due giudici e nuove convocazioni in aula delle parti-offese. Il dottor Vanni aveva negato gli addebiti spiegando la differenza fra guarigione clinica e biologica: la prima sempre garantita col superamento dei sintomi attraverso i trattamenti, la seconda connessa a fattori dove era spesso impossibile intervenire dato il deterioramento di arti e cartilagini per l’età dei pazienti.
Massimo Benedetti