Indossa una parrucca nera, frangia e capelli lunghi, spacca l’obiettivo con uno sguardo intenso e con la sagoma delle labbra marchiate con un rossetto scuro, che spicca sulla pelle candida e rasata. È l’artista in primo piano che campeggia sulla locandina della sua prossima mostra, ’Autoritratto criminale’, in programma alla Gam di Torino dal 26 febbraio al 1° settembre. L’esposizione nasce dall’arrivo di ’Panorama di La Spezia’, che entra a far parte delle collezioni del Museo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt. "Un’intera parete – spiega l’artista di piazza Brin – della mostra che ho fatto per la Fondazione Carispezia, ’Matrice’, che era collocata nella seconda stanza; ci saranno anche opere nuove che affiancherò a quanto visto in città. Per me è un’occasione importantissima, che arriva anche grazie al lavoro che l’ente ha fatto con me e spero ritorni a fare anche con altri artisti locali, dando loro visibilità anche oltre la provincia".
Il trait d’union fra il Golfo e Torino è stata Elena Volpato, conservatrice della Gam, che ha visitato ’Matrice’ e spianato la strada all’acquisizione: tornano i paesaggi, con i dettagli sulle specie vegetali, visti nei locali di via Chiodo, piante che si stagliano sul buio, catturate con quel flash diventato marchio di fabbrica, saldate a dipinti che riproducono scorci di una Spezia dal sapore ottocentesco. Due pareti di cartongesso su cui questi agglomerati di linguaggi artistici diversi sono assicurati da cinghie. Espressioni che si mescolano: dietro il panorama del Levante ligure, ecco la serie di ’Rietratti appesi’ realizzata per la Gam. Una carrellata di volti famosi miscelati ad autoritratti, compreso quello en travesti di Benassi, in cui dà un saggio dell’insegnamento di Sergio Fregoso e l’influenza della lettura di Wanted! di Ando Gilardi, un sillabario di estetica della fotografia giudiziaria.
E non a caso, scrive Elena Volpato, uno strumento imprescindibile della sua produzione è "il flash, con quel suo corollario inevitabile di ’sorprendere’ il soggetto, come si sorprende un ladro". Sarà esposto anche il grande bozzetto in gesso che Leonardo Bistolfi realizzò per il monumento all’amico Lombroso, poco dopo la sua morte attorno al 1910. Una presenza non casuale, perché proprio al medico, antropologo e criminologo Benassi si è ispirato in questo frangente e con la sua macchina fotografica ha catturato foto di maschere mortuarie in gesso parte della collezione del Museo Lombroso nella città sabauda.
Chiara Tenca